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Lo stato delle cose e il risveglio individuale

'L''Italia prigioniera d''una crisi politica ventennale può risvegliarsi, ma per ognuno di noi servono tre precise esperienze esistenziali...'

Lo stato delle cose e il risveglio individuale
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27 Settembre 2013 - 08.54


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di Paolo
Bartolini
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L’Italia – che tanto bisogno avrebbe di interventi
mirati per far fronte al fallimento delle politiche di austerity, per rilanciare l’Istruzione pubblica, per ridistribuire
reddito e diritti, per ridurre la disoccupazione, per promuovere investimenti
decisivi nel campo delle energie rinnovabili, e così via – sembra prigioniera
dello stesso copione da almeno due decenni. Alle perpetue disavventure del condannato
Silvio Berlusconi, esempio curioso di latitante che ha scelto come rifugio il
Parlamento, fanno eco i deputati del PDL che minacciano dimissioni di gruppo,
mossa che condanniamo perché troppo tardiva. Infatti è almeno dal 1994 che
questi signori avrebbero dovuto liberare dalla loro presenza le Istituzioni. 

Ai piani alti della Repubblica, invece, il
Presidente Napolitano persegue il suo piano europeista a costo di indebolire
fatalmente la nostra Costituzione. D’altronde non si preoccupa di interpellare
il popolo italiano per comprendere quanto questa Europa dei banchieri sia amata
e apprezzata. Se lo facesse capirebbe che il sogno dell’Europa Unita (per me
ancora valido, purché rivisto dalle fondamenta) si è tramutato per molti in un
incubo senza via d’uscita.

L’unica opposizione di un qualche peso (quella del
Movimento 5 Stelle) fa il possibile per frenare il declino, ma è presa al
cappio di un massimalismo sterile che Grillo e Casaleggio coltivano
appassionatamente pur di non dover aprire il confronto con chi la pensa
diversamente da loro.

Sul versante del Centro-Sinistra l’impressione,
come sempre desolante, è che si punti tutto sul cavallo (o meglio Cavalli)
Matteo Renzi, un uomo alternativo al sistema quanto può esserlo la Pepsi
rispetto alla Coca Cola.

Vendola e SEL, tanto per confermare una storica
incapacità a posizionarsi nella scacchiera politica contemporanea, oscillano
penosamente tra la difesa a parole della Costituzione e le periodiche aperture
al PD (Partito Deceduto).

Mentre accade tutto ciò (o meglio: mentre avviene tutto
questo nulla) gli scioperi continui in Grecia, che contestano la violenza delle
misure europee per ridurre un debito ormai impagabile, vengono derubricati, dai
nostri quotidiani nazionali, a trafiletti minuscoli nella pagina degli annunci
e degli incontri.

Ora, se si esclude la figura emergente di Papa
Francesco, una delle guide possibili per guardare oltre la narrazione imposta
dall’attuale sistema socio-economico, è difficile intravedere un soggetto
collettivo capace di orientare la storia verso nuovi esiti, alternativi alla
logica di guerra del mercato capitalistico. Eppure questo soggetto plurale è in
potenza sempre presente, dentro ognuno di noi, e può risvegliarsi solo a fronte
di tre precise esperienze esistenziali, che almeno sul piano logico vengono
prima di qualsiasi impegno politico:

1)
la sensazione profonda di essere vivi e di esserlo perché esistono altri
viventi che contribuiscono alla nostra esistenza e alla costruzione della
nostra identità (RELAZIONE COME MATRICE);

2)
la certezza intima che aderire alla banalità del male sia per noi qualcosa di
semplicemente impossibile, per scelta e per natura (FEDELTÀ ALL’ESSERE UMANO);

3)
la convinzione che il cambiamento sociale e politico richiede sì teorie
adeguate, ma anche e soprattutto emozioni, fiducia, conversione profonda e non
violenza (METÀNOIA, TRASFORMAZIONE CHE PARTE DA SE STESSI PER TRASFORMARE IL
MONDO).

Nuove forme di azione politica all’altezza dei tempi,
possono nascere solo se queste tre consapevolezze di base apparterranno
profondamente a tutti i futuri attivisti. In assenza di esse qualsiasi progetto
di cambiamento è destinato, nel migliore dei casi a rimanere ininfluente, nel
peggiore a moltiplicare il caos e l’odio tra gli esseri umani.

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