di Aldo Giannuli.
Renzi o non Renzi, con il Pd non ci si
annoia mai. Puoi pensare che questa volta abbia superato ogni limite ed
invece no: la prossima volta andrà oltre. Una delle cose per cui non
finirà mai di stupirmi è l’autolesionismo accoppiato all’assoluta
incompetenza quando si parla di leggi elettorali. Nel 1993, l’allora
Pds, sognò di fare il “colpo grosso†ed andare al governo per la
liquefazione dei partiti di centro seguita a Mani pulite. Ma, siccome
sapeva di non avere i consensi necessari, fece ricorso all’ortopedia
elettorale del maggioritario, così da trasformare in una maggioranza
assoluta di seggi la sua maggioranza relativa di voti.
soprattutto in un contesto come quello dei primi anni novanta, avrebbe
cancellato i partiti ma solo per aprire la porta ad un populismo
plebiscitario contro il quale non era affatto attrezzato;
totalità delle Tv commerciali era un tal Cavaliere Berlusconi, pronto ad
sostituire quei partiti che Mani Pulite aveva tolto di mezzo.
non ha mai cercato di capire in cosa avesse sbagliato, ma imperterrito,
ha continuato ad inseguire il suo sogno di centralità governativa
sorretta dall’ortopedia elettorale e, via via, si è convertito anche lui
al mantra berlusconiano del “partito del leaderâ€, per cui si è messo
penosamente alla ricerca di un leader forte che lo portasse alla
vittoria.
anni (Occhetto, D’Alema, Veltroni, Fassino, Franceschini, Bersani,
Epifani, Renzi) e 5 Presidenti del consiglio (Prodi, D’Alema, Amato,
Letta) per meno di 8 anni di governo. E questo perché il Pd non è
costituzionalmente un “partito del leaderâ€, ma la confederazione di una
mezza dozzina di tribù di ceto politico (a loro volta suddivise in un
certo numero di sotto tribù), che ha mantenuto l’impronta di apparato
burocratico del vecchio Pci, ma senza il rigoroso costume e le regole
del vecchio partito.
burocratico per essere libertario, troppo privo di regole per essere la
vecchia falange tebana del Pci, troppo frammentato per essere efficiente
e, soprattutto, troppo rissoso per essere un “partito del leaderâ€. Per
cui, alla prima difficoltà o sconfitta anche minima, la congiura dei
boiardi disarciona il segretario o il Presidente del Consiglio. Un
partito che non ha né regole, né disciplina, né democrazia, in balia dei
signori della guerra (e si veda il comportamento in occasione
dell’elezione dell’ultimo Presidente della Repubblica).
che, anche quando è riuscito per sbaglio a vincere, ha subito rimediato
mettendo in crisi il proprio governo appena possibile. Di solito il
primo avversario di un governo di centro sinistra è il segretario del
Pds-Ds-Pd (D’Alema con Prodi, Veltroni con D’Alema, ora Renzi con
Letta).
proiettando automaticamente nel futuro i numeri attuali e fidandosi
troppo dei sondaggi) ricorrendo di nuovo all’ortopedia elettorale che
dovrebbe:
base di questo calcolo: “il 20% circa del M5s al secondo turno che fa?
Un pezzo si asterrà ed un pezzo voterà per noi, nessuno per Berlusconi,
ergo vinciamo sicuroâ€.
clausole di sbarramento così alte potrebbero non essere interessati a
far parte di coalizioni alle quali portano voti per il premio, ma poi
restano esclusi dal Parlamento, e, quindi, persi per persi, potrebbero
presentarsi in ordine sparso creando effetti distorsivi imprevedibili,
mentre alcuni potrebbero essere attratti dal magnete 5stelle;
solo al primo turno, mentre il Pd resta sotto anche per pochissimo ed
il resto va a M5s e liste minori (poniamo 34 Pd, 22 M5s e 8-9% altri);
un M5s secondo partito, magari per effetto della falcidia dei piccoli,
con questi due possibili esiti:
escluso e, diventato terzo partito, si avvierebbe ad una rapida
disgregazione per effetto della stessa legge voluta;
di una soluzione tipo Parma, per cui gli elettori di Fi, in odio al Pd
magari votano M5s;
quelle di far fuori i suoi nemici interni epurando le prossime liste per
la Camera, questo porterebbe facilmente ad una scissione del Pd, per
cui tutti i conti andrebbero seriamente rifatti.
andare così, ma che ci sono anche queste possibilità che l’ineffabile
gruppo dirigente del Pd non prende neppure in considerazione.
riforma elettorale. In primo luogo non mi pare che in Commissione si
troveranno i numeri per approvare un testo unificato, per cui si andrÃ
in aula con testo grezzo che c’è adesso e si voterà punto per punto ed a
scrutinio segreto: risultato, tutti contro tutti in un bagno di sangue
generalizzato di emendamenti, contro emendamenti e votazione finale da
cui non sappiamo che esce.
dimenticati che Renzi avrà anche avuto il 70% dei voti alle primarie, ma
che i gruppi parlamentari sono quelli che ha fatto Bersani (e lui ne ha
una porzione che non è neppure un quarto), per cui occorrerà vedere
come voteranno i parlamentari Pd (della cui granitica compattezza si è
detto). E questo è particolarmente vero al Senato, dove la somma teorica
(teoricissima) di Fi e Pd fa 167 seggi (Grasso non vota) su 164
necessari. Pur mettendoci dentro 4 senatori a vita e qualche cane
sciolto, basta che una dozzina di dissidenti Pd votino contro e la
frittata è fatta.
senso se contestualmente si abroga il Senato o gli si toglie il voto di
fiducia al governo, ma, come già scritto su questo blog, questo lo
devono decidere, a scrutinio segreto, anche i senatori, che, quindi
dovrebbero abrogare sé stessi…
Senato, ci sarebbe da chiarire con che sistema lo si eleggerà : il
vecchio Porcellum senatoriale? Un Porcellum rivisto alla luce della
sentenza della Corte Costituzionale? Un nuovo sistema fatto in fretta e
furia? Anche un nuovo sistema non garantirebbe una maggioranza, perché
non potrebbe esserci un premio di maggioranza nazionale. Bel risultato!
tutto questo la Corte Costituzionale, che potrebbe essere adita molto
più rapidamente, del passato.
tranquilla.
se ne è uscito dicendo che Grillo ha fatto una consultazione poco
trasparente e “con pochi amiciâ€. Lui è un parlamentare che appartiene ad
un partito il cui segretario ha deciso tutto e trattato con il capo
partito avversario, senza neppure consultare la direzione del suo
partito. Non solo: non ha consultato neanche i gruppi parlamentari che
dovrebbero votarla e neppure il Presidente del Consiglio che lui tratta
come se fosse di un altro partito. Ed, in queste condizioni, ti permetti
di criticare chi, bene o male, ha chiamato a votare oltre 30.000
persone? Senza commento.
giustamente, non si sente vincolata a difendere una legge per cui non è
stata interpellata, non assicura affatto di votarla. Per cui, se alla
conta dovessero mancare i voti necessari o, peggio, dovesse esserci una
defezione di massa dei parlamentari Pd, decenza vorrebbe che Renzi si
dimettesse, anche perché qualsiasi interlocutore potrebbe dirgli: “Ma tu
chi rappresenti ed a nome di chi tratti?â€.