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'Il voto ai ''populisti'': c'è molta confusione in proposito'

'I movimenti ''euroscettici'' son molto diversi fra loro, accomunati da una rivolta contro l’attuale assetto europeo, ma per motivi diversi e spesso opposti. [Aldo Giannuli]'

'Il voto ai ''populisti'': c'è molta confusione in proposito'
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14 Giugno 2014 - 23.40


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di Aldo Giannuli.

C’è stato un successo delle liste definite, di volta in volta “populiste”, “di destra”, “euroscettiche”, “anti Euro”, di protesta”, “nazionaliste” o semplicemente “fasciste”, al punto che si parla correntemente di “ondata nera”.

Ovviamente, alcune di queste caratteristiche sono cumulabili, per cui un determinato gruppo può essere nazionalista, anti euro, di protesta e fascista, mentre un altro sarà nazionalista, anti euro, di protesta ma non fascista ed un terzo sarà anti euro ma non necessariamente nazionalista e per nulla “populista” di protesta.

Si tratta di movimenti molto diversi fra loro, accomunati da una rivolta contro l’attuale assetto europeo, ma per motivi diversi ed a volte opposti fra loro. La tendenza, per ora, è alla frammentazione della domanda politica e di conseguenza dello spettro della rappresentanza. Qui proveremo ad esaminare questa area su una serie di discriminanti.

In primo luogo l’atteggiamento verso l’Euro: quasi tutti questi movimenti criticano la moneta comune, ma i motivi non sono affatto gli stessi. Nella maggior parte dei casi (Fn, Jobbik in Ungheria, Npd tedesco, Congresso della Nuova destra in Polonia, Alba Dorata, la Lega Nord, Fratelli d’Italia) sono partiti che chiedono il ritorno alla moneta nazionale (l’Ukip ne chiede il mantenimento, dato che la Gb non fa parte dell’Eurozona), altri (Afd e  Veri Finlandesi ad esempio) sono contro l’Euro ma non disprezzerebbero una moneta comune dei paesi del Nord e, soprattutto, ipotizzano una uscita “dall’alto”, cioè per separazione della ricca Germania e dei suoi stretti alleati, lasciando l’Euro ai paesi meno forti.

Altri movimenti (il Pvv olandese o il Vlaams Belang belga o il Sso boemo) hanno una posizione più oscillante e meno chiara. Anche il M5s non ha una posizione definita oscillando fra una posizione più radicale e favorevole ad una uscita immediata (Grillo) ed una più orientata alla trattativa ed alla mediazione (Casaleggio). Poi c’è un pulviscolo di gruppi minori (spesso con uno o due deputati a Strasburgo) più difficili da classificare o sui quali non si dispone di notizie sufficienti.

Va detto che non tutti i partiti ostili all’Euro propongono anche l’uscita dalla Ue, ad esempio non risulta che lo propongano la Lega Nord o l’Afd che magari accetterebbero una Ue meno vincolante e priva della moneta unica. Infatti difficilmente si può considerare nazionalista l’Afd che propone una “alternativa” per la Germania tutta interna ai processi di globalizzazione che non rifiuta affatto.

All’opposto troviamo la Lega (e per certi versi il suo omologo austriaco) che è nazionalista nel senso della “piccola patria” padana ma è ostile al suo stato nazionale di appartenenza, per cui occorrerebbe parlare di una sorta di sub-nazionalismo o micro-nazionalismo.

Anche il M5s non ha chiarito la sua posizione in merito, ma difficilmente potrebbe essere considerato un gruppo nazionalista in senso stretto.

Un secondo asse è quello riguardante la questione dell’immigrazione che distingue gruppi schiettamente xenofobi e, più o meno sfumatamente, razzisti (Npd, Jobbik, Vlaams Belang belga o il Sso boemo, Congresso della Nuova destra in Polonia, Alba Dorata, la Lega Nord, Front National e altri) mentre l’Ukip è sicuramente xenofobo ma non razzista (in quanto si oppone all’immigrazione anche di altri europei e non fa questione di razza ma di difesa di interessi nazionali), Afd non si è caratterizzata in particolare su questo terreno, centrando la sua attenzione solo sulle questione di carattere economico-monetario, il M5s ha registrato, in passato, posizioni di Grillo ostili alla concessione di diritti agli immigrati, ma il movimento in quanto tale, quando è stato interpellato in un referendum on line, si è schierato su posizioni opposte.

Altra questione è quella del rapporto con l’ordine liberista. I gruppi più schiettamente fascisti (Alba Dorata, Jobbik, Npd) esprimono le consuete posizioni antimondialiste in salsa antisemita, per cui la globalizzazione è l’attuazione del piano delle solite cricche ebraiche; meno nette sono le posizioni di altri gruppi (Lega, Fratelli d’Italia, Fn, Sso boemo) che adottano una retorica anti liberista che ha limitate traduzioni nell’azione politica. Vice versa, esplicitamente ed organicamente neo liberisti sono l’Ukip, Afd, il Pvv olandese ed, in parte, i Veri finlandesi.

Al solito il M5s rappresenta un caso a sé stante: nel suo programma compaiono posizioni di tipo mercatista ed anche concessioni al neoliberismo, ma anche posizioni  assai critiche verso l’ipercapitalismo finanziario e va detto che da anni Grillo conduce un’opera di controinformazione sui peggiori scandali finanziari (si pensi ai casi Telecom e Mps), quindi possiamo partale di una caratterizzazione prevalentemente antiliberista ma con diverse contraddizioni.

Anche la caratterizzazione di questi movimenti, come “populisti” o “di protesta, non persuade in tutti i casi. Sicuramente forti segni di populismo presentano il Fn, la Lega, Fdi, il Pvv, il Congresso della Nuova destra in Polonia) mentre la definizione va un po’ stretta ai gruppi più schiettamente fascisti, perché caratteristica del populismo è l’orientamento verso uno stato “debole” e non invasivo, un atteggiamento, appunto “ipo-politico”, vice versa, i fascisti hanno una caratterizzazione iper-politica e con un forte senso dello Stato. Il che non toglie che i fascisti abbiano sempre “cavalcato” il populismo, ma solo come tecnica di raccolta del consenso e non come ideologia propria. Simile è l’uso della retorica populista da parte dell’Ukip che ha un gruppo dirigente che difficilmente può essere considerato “populista”: tecnica e propaganda ma non ideologia. Assolutamente non populista deve essere considerata Afd che, al contrario, è un gruppo di pressione fortemente altolocato (fra i suoi promotori conta numerosi docenti universitari, manager ed anche un ex presidente della Confindustria tedesca). Il M5s ha rivendicato apertamente una sua caratterizzazione populista, ma è probabile che in questo ci sia una notevole carica di ritorsione polemica più che una definitiva caratterizzazione di cultura politica.

Infin, la questione del fascismo. Nella sinistra italiana (ma forse non solo italiana) c’è uno strano modo di ragionare per “contiguità” per cui, siccome Alba dorata, Npd, Jobbik ecc sono fascisti e sono vicini al Fn (che peraltro ha una derivazione nettamente fascista) ed il Fn è in gruppo con la Lega e ne condivide la xenofobia, come l’Ukip con il quale, sembra (sembra!) che il M5s voglia fare gruppo insieme a Strasburgo, dunque Fn, Lega, poi Ukip ed infine M5s sono tutti fascisti o fascistoidi. Il che è un po’ come usare l’ascia bipenne per affettare il salame.

In realtà ci sono gruppi dichiaratamente fascisti, come abbiamo visto, ma altri che non lo sono in nessun modo (Ukip, Afd, Pvv, M5s, la stessa Lega). Il fenomeno da tenere d’occhio mi sembra un altro: quello di gruppi dirigenti di derivazione fascista o para-fascista, ma che mediano con una base populista e non fascista. E’ il caso del Fn e di Fidesz in Ungheria, in particolare, ma, in parte, anche dei Veri Finlandesi, e del Vlaams Belang belga oltre che altri gruppi più recenti.

L’Europa occidentale sia del nord che del sud mi sembra abbastanza vaccinata contro il fascismo e non sembra affatto probabile che un movimento dichiaratamente fascista possa andare al di là dell’8-10% dei consensi, comunque saremmo in quota abbondantemente sub maggioritaria. Più spazio possono avere gruppi fascisti all’est (come il caso ucraino di Pravi Sektor sta dimostrando: se non elettoralmente, politicamente il gruppo sta avendo un peso non trascurabile).

Nell’Europa occidentale, per aspirare ad avere successo, a conseguire risultati maggioritari, i fascisti devono annacquare molto il loro brodo. I fascisti vengono da un lungo periodo di adattamento all’ambiente seguito alla sconfitta del 1945 ed oggi gli si aprono spazi insperati, ma solo a condizione di ulteriori adattamenti del loro discorso. E la risultante è questa mescolanza di fascismo, populismo e liberismo più o meno edulcorati. Una miscela che occorrerà studiare attentamente, perché contro di essa gli argomenti di sempre dell’antifascismo funzionano poco. Rifare dell’antifascismo tradizionale rischia anzi di fare l’effetto di un vaccino scaduto: controproducente.  Occorre misurarsi con un avversario nuovo ancora da studiare e da capire.

Fonte:  http://www.aldogiannuli.it/2014/06/confusione-su-voto-populista/.

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