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Sarroch, Sardegna: la raffineria che uccide. Il silenzio del governo

«La Sardegna è la regione con l’area contaminata più vasta d’Italia, pari a 445.000 ettari secondo il dato diffuso nel 2011 da Greenpeace.» [Stefania Elena Carnemolla]

Sarroch, Sardegna: la raffineria che uccide. Il silenzio del governo
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29 Ottobre 2014 - 11.00


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di Stefania Elena Carnemolla

Al Senato dal 18 giugno 2014 c”è un atto di sindacato ispettivo presentato dai senatori del M5s, prima firmataria la senatrice Manuela Serra, sarda di Cagliari, docente di scuola statale. Un atto di sindacato ispettivo per il governo, che ancora tace. Eppure la materia non è secondaria, riguarda l’ambiente, la salute dei cittadini…

In Sardegna, a Sarroch, nel sud ovest dell’isola, c’è la grande raffineria, tra le più grandi del Mediterraneo, della Saras, società fondata nel 1962 da Angelo Moratti. L’agglomerato industriale di Sarroch sorge su una superficie di 734,56 ettari, occupati per il 90% dalla raffineria e dalle attività petrolchimiche e di servizio collegate.

Come ricorda il documento dei senatori del M5S, gli impianti della raffineria e le attività petrolchimiche sono da anni al centro della “preoccupata attenzione dei cittadini” e, più di recente, degli organi istituzionali, per “questioni che riguardano la salute pubblica”, tanto da spingere il Comune di Sarroch a campagne di “monitoraggio ambientale”, “controllo sulla salute della popolazione residente”, “indagini epidemiologiche”.

La raffineria uccide. Il documento ricorda infatti alcuni studi sul caso, come quello del 2007, promosso dal Comune di Sarroch e coordinato dal professore Annibale Biggeri, che ha evidenziato “l’alta incidenza di malattie respiratorie e di tumori del polmone e della pleura”.

O come quello pubblicato nel 2012 dal professore Pierluigi Cocco, del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Cagliari, su Epidemiologia & Prevenzione, dove, con riferimento al periodo 1974-1993 e all’incidenza dei linfomi non-Hodgkin, si dice come la “popolazione maschile, ma non quella femminile, residente nel distretto sanitario di Cagliari” presentasse un “rischio elevato di emolinfopatie maligne” e, in particolare, di “leucemie”, con i “rischi più elevati di leucemie” riscontrati nei comuni di Pula, Sarroch, Assemini, a differenza dei comuni dello stesso distretto, Capoterra, Domusdemaria, Elmas, Teulada, Villa San Pietro.

Nei primi anni Novanta i comuni di Sarroch e Villa San Pietro furono oggetto d”indagine da parte dell”Istituto Superiore di Sanità su “richiesta dei rispettivi sindaci” a “causa della segnalazione di un eccesso di leucemie”. Nonostante il rapporto del 2008 “confermasse l’eccesso con ben maggiore robustezza statistica” e si concludesse esprimendo la “necessità di urgenti indagini di epidemiologia analitica per l’esame dei possibili determinanti”, non ne seguì “alcuna reazione”.

Perché? Chi fece pressioni?

Il documento dei senatori del M5S ricorda ancora il [i]Rapporto[/i] sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da poli industriali, minerari e militari della Regione Sardegna, nonché [i]Sentieri[/i], lo studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinanti, promosso dal Ministero della Salute e pubblicato nel 2012, quindi uno studio pubblicato nel 2013 su Mutagenesis, frutto di un’indagine condotta da un team internazionale di ricercatori che fra il 2006 e il 2007 avevano comparato i livelli di alcuni parametri fisiologici di settantacinque bambini residenti nell’area industriale di Sarroch con quelli di settantatrè bambini residenti nell’area rurale di Burcei, procedendo nelle stesse a “campionamenti di misurazione dei tipici inquinanti industriali”, che evidenziarono come davanti a “più alte concentrazioni di inquinanti quali benzene, metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici” corrispondesse un “maggior tasso di alterazioni del DNA nell’epitelio nasale dei soggetti analizzati”.

Ad aggravare lo scenario i dati dello [i]European pollutant release and transfer register[/i]: 20 tonnellate di benzene, oltre 22 chili di cadmio, circa 11 tonnellate di cloro, oltre 35 chili di mercurio, 2 tonnellate di cromo, 1.890 tonnellate di composti organici volatili, 275 tonnellate di PM10, questo quanto rilasciato “direttamente in aria” dalla raffineria Saras.

Non ci si può più nascondere, perché, sottolinea il documento dei senatori del M5S – che cita anche gli studi condotti presso la centrale termica di Taiwan e quella di Pančevo in Serbia, luoghi con “alte concentrazioni di inquinanti atmosferici e di incidenza tumorale” – alla “luce dei dati riportati, l’impatto sanitario ed ambientale delle zone circostanti al polo industriale risulta essere devastante con un rischio di insorgenza di patologie tumorali e affezioni croniche dell’apparato respiratorio molto più alto che nel resto del Paese”.

Fermo restando il fattore occupazionale, così il documento, “non si può non tener conto della salute dei cittadini e dei bambini che vivono vicino all’area industriale. E un appello deciso: “La Sardegna è la regione con l’area contaminata più vasta d’Italia, pari a 445.000 ettari secondo il dato diffuso nel 2011 da Greenpeace”, l’isola è una regione che “vive di turismo, grazie alla sua bellezza paesaggistica” e che pertanto è “necessario intervenire in modo decisivo per mettere in sicurezza territorio, lavoratori e tutti i cittadini che vivono nei dintorni del polo industriale di Sarroch”.

Con l’atto di sindacato ispettivo 1-00281 i senatori del M5S hanno pertanto impegnato il governo nazionale ad avviare “indagini e approfondimenti epidemiologici necessari a definire l’entità dell’impatto ambientale e sanitario della raffineria della Saras”; a “mettere in atto da subito misure concrete per ridimensionare le emissioni” e “svolgere un controllo più accurato sulla compatibilità delle attività del polo industriale di Sarroch con la salute della popolazione residente nell’area di ricaduta degli inquinanti atmosferici”; ad “attivarsi, nell’ambito delle proprie competenze, affinché la Regione Sardegna proceda alla istituzione immediata del registro tumori nei territori ad alta concentrazione di attività industriali e la pubblicazione dei dati disaggregati di incidenza tumorale”.

La senatrice Manuela Serra, da noi interpellata, ci ha confermato che ad oggi nessuna risposta è arrivata dal governo italiano. La cosa non ci meraviglia, né ci sorprende. Governare tentando di imporre modelli di finto sviluppo ignorando salute dei cittadini e rispetto per l’ambiente, non è progresso. È inciviltà.

(28 ottobre 2014)

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