di Giulietto Chiesa.
Difficile che trovi alleati, dunque, da quella parte.
E, infatti, il ministro del Tesoro britannico, George Osborne (che, dopo
avere incontrato il ministro delle finanze greco, Yanis Yaroufakis, ha
parlato di “grave rischio per l’economia mondale†derivante dallo
“stallo†tra la Grecia e l’Eurozona) non ha fatto che ribadire i toni,
tra lo sprezzante e l’allarmato, della signora Merkel e del suo ministro
Schäuble. Entrambi hanno chiaramente respinto, fin dall’esordio, le
proposte-richieste di Tsipras, escludendo ogni sconto sul debito greco e
invitando perentoriamente la Grecia a “rispettare gli accordiâ€.
Ma
la posizione del nuovo governo di Atene è invece probabile che trovi
alleati al sud. Già la Francia ha lasciato capire che non respingerà in
blocco le esigenze dell’economia e della società greca. Perfino Obama,
seppure in nome del neo-liberismo americano, ha speso qualche parola
contro la linea rigorista dell’austerità .
Ma Obama è lontano. Invece
potrebbe essere vicina la Cina, o la Russia, in caso che Bruxelles e
Berlino rispondessero continuassero a rispondere duramente come stanno
facendo fino ad ora.
La preoccupazione
di Bruxelles è che qualche concessione a Tsipras potrebbe provocare un
effetto domino, trascinando dietro di sé la Spagna e il Portogallo, che
si trovano in condizioni per molti aspetti assai simili a quelle di
Atene. E, a quel punto, la posizione della Trojka diverrebbe delicata.
Un
recente commento del premio Nobel per l’Economia, Joseph Stiglitz, ha
addirittura invitato la Merkel a uscire lei stessa dall’Euro, invece di
comportarsi come se fosse la Grecia a volerne uscire. Stiglitz non ha
fatto complimenti. La sua pozione è chiara: meglio conservare l’euro, ma
cambiandone seccamente la funzione: da strumento di potenza dei più
forti, a strumento di riequilibrio economico e finanziario, oltre che
sociale, a vantaggio dei paesi più deboli dell’Eurozona.
Il
“quantitative easing†di Draghi non è sufficiente per questa bisogna.
Alle imprese non arriverà nulla del profluvio di oltre 1000 miliardi di
euro prodotti dal computer di Francoforte. E’ la politica di austeritÃ
in quanto tale– dice Stiglitz – che dev’essere abbandonata. La Grecia
deve essere messa in condizione di investire per la crescita – aggiunge
Stiglitz – e cioè non deve essere costretta a restituire tutto il
debito. Come minimo per un determinato periodo di tempo. Dopo il quale
si vedrà .
E’ la posizione di
Tsipras, con qualche leggera sfumatura di differenza. Basta ripetere il
mantra delle “riformeâ€. Tsipras ha già detto che le “riforme†imposte
dall’Europa non sono più sostenibili. La Grecia che lo ha preceduto ha
obbedito, ma a sue spese. La crisi non è stata risolta e la protesta
sociale ha portato Syriza al trionfo. Il ciclo si è compiuto e un nuovo
ciclo dev’essere aperto. Per la prima volta l’Unione si trova di fronte a
un’opposizione democratica e popolare.
In
questo contesto la posizione di Renzi – a dimostrazione che la fortuna è
ancora e sempre dalla sua parte – potrebbe essere molto influente sul
corso degli eventi. L’Italia è creditrice della Grecia per un bel pacco
di miliardi e, quindi, sia in caso di default greco, sia in caso di
accordo per la cancellazione, o ristrutturazione del debito greco,
l’Italia dovrebbe pagare un prezzo, come la Francia. Ma, d’altro canto,
se Renzi intervenisse a favore di Tsipras, anche i vincoli di austeritÃ
in cui si dibatte l’Italia potrebbero essere in varia misura allentati. E
gli toccherebbe il grato compito di raccoglierne i frutti in termini di
occupazione e sviluppo. Insomma Renzi potrebbe fare da catalizzatore
per un “fronte sud†dell’Eurozona. Lo farà ? Stante la sua precedente
sudditanza ad Angela Merkel, sembra improbabile. Ma la tentazione è
sicuramente grande.
Fonte: http://italian.ruvr.ru/2015_02_03/Tsipras-una-carta-per-Renzi-4193/.
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