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La Grecia, l'Euro, la geopolitica. Perché è una questione complessa

Verso una complessità molto dinamica, dalle nostre parti, si trascurano i fatti, si rinuncia a interpretare il mondo, si fanno corride di opinione. [Pier Luigi Fagan]

La Grecia, l'Euro, la geopolitica. Perché è una questione complessa
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24 Febbraio 2015 - 18.30


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di Pier Luigi Fagan.

CRONACA N.100 (22.02.15)

Segnaliamo il Rapporto GEAB n.92 sulla questione euro-Grecia. Il rapporto è
prodotto da LEAP2020,
il think tank fondato da Franck Biancheri che produce previsioni su i
macroscenari politico-economici.

Il punto di vista GEAB è in genere
europeista-democratico, alternativo al mainstream liberal-finanziario, critico
con il potere anglosassone, a volte ci prendono, a volte no.

Lo scegliamo nel mare magno dell’inflazione dei commenti sul
contenzioso Grecia-EU (Germania)
a titolo d’esempio.

Un altro esempio potrebbe essere
questo “La sfiga della
Grecia è che Tsipras è sempre stato un figlio di troia bugiardo che sogna di
finire poi in Deutsche Bank o in JP Morgan, dopo aver sterminato un popolo, e
QUANTO SOPRA LO SA BENE. E che Varoufakis non ha ancora raggiunto l’evoluzione
stadio Neanderthal, basta guardarlo”
di un certo Paolo Barnard, un
ex giornalista a cui alcuni entusiasti, riconoscono il fascino del carisma
narcisistico che, seguace di un manipolo di economisti americani, promuove in
Italia la loro teoria monetarista salva-mondo.

Quello che c’interessa sottolineare
non è questa o quella verità ma l’atteggiamento nei confronti del cambiamento.
Il recente accordo Grecia-EU è chiaramente un buying time, un “prendere
tempo”, da parte dei greci che non vogliono fallire-uscire dall’euro o perdere
la faccia così ampiamente votata dall’esausto popolo greco, da parte dei
tedeschi che debbono mostrarsi inflessibili e risoluti pena l’emorragia interna
di voti verso AFD e l’allentamento della presa dogmatica nei confronti
dell’euro-sistema, da parte di tutti i conservatori europei che non possono
concedere ai greci cose che non sono state concesse a gli
irlandesi-portoghesi-spagnoli (pena il tracollo elettorale dei partiti
conservatori di quei paesi), da parte dei social-progressisti che hanno tutto
l’interesse a mediare tra Syriza-Merkel per aprirsi qualche moderato spiraglio
di allentamento dei vincoli che stringono la loro operatività
economico-politica, nei rispettivi paesi.

Intorno,
ci sono le questioni geopolitiche
.
Gli USA ed il loro disegno di separare Europa da Asia in modo da trincerarsi
nel baluardo occidentale, la strategia saudita-turca di ricostituire un Islam
neo-califfale con l’agente tessitore degli uomini incappucciati, il gioco in
difesa dei russi, quello lontano (al momento) dei cinesi e via discorrendo.

Verso cotanta dinamica ed inedita
complessità, dalle nostre parti, si fanno solo interpretazioni del tutto aliene
dai fatti o, in alternativa, si sogna di cambiare il mondo anziché
interpretarlo.

Sopratutto, si fanno corride d’opinione tifando per questa o
quella verità assoluta come se il mondo o lo stato di cose fosse: 1) semplice;
2) immediatamente modificabile; 3) isolato dalle conseguenze di ogni sua
modificazione; 4) ordinato solo da un paradigma (parliamo o solo di monete o
solo di teoria politica o solo di trame geopolitiche o solo di complotti
elitari o solo di religioni o solo di ideologie economiche etc.).

La
divaricazione tra complessità del reale e semplificazione del nostro
atteggiamento nei suoi confronti, si allarga ogni giorno di più, il che
preoccupa
. Molto.

CRONACA N.101 (23.02.15)

Qualche giorno fa, il segretario al
Tesoro USA, Jack Lew, ha telefonato
al ministro delle Finanze greco Yannis
Varoufakis
, avvertendolo che in mancanza di un accordo sulle questioni
della trattativa Grecia-EU sul debito greco, ci sarebbero state “immediate
difficoltà”.

La notizia è stata riportata da
tutti i giornali ma non sembra aver colpito più di tanto. E’ sembrato forse
normale che un paese terzo, che nulla a che vedere con l’euro e le questioni
interne all’Europa, chiamasse l’anello debole della catena per dare un messaggio mafioso in cui tra il
consiglio tecnico e la minaccia ritorsiva, si comunicasse che il Grande
Fratello Atlantico osserva e giudica.

Abbiamo già segnalato che la Grecia
avrebbe qualche possibilità teorica di divincolarsi dalla morsa dei ricatti
euro-tedeschi, magari rimbalzando su la Russia o la Cina che avrebbero,
entrambe, buoni motivi per aiutare gli ellenici.

Beh, sembra che la telefonata dell’amico americano, volesse
proprio avvertire di non farsi venire strane idee in testa, a riguardo.

Il che ci dice dell’enorme
difficoltà che un eventuale cambiamento dello stato delle cose occidentale,
incontrerebbe semmai vedesse la seppur minima volontà di esprimersi.

La volontà di un cambiamento, non solo dovrebbe attrezzarsi in termini di teoria
economica, monetaria
oltreché, come è scontato, politica, dovrebbe anche porsi il problema di entro quale sistema geopolitico ambientarsi.

A dire che coloro che propugnano
l’eventuale uscita della Grecia dall’euro, idea basata su una certa logica di
“tecnica monetaria”, hanno forse una loro
ragion pratica ma non una ragion complessa
ovvero un quadro di condizioni
di possibilità che includa tutte le
variabili in gioco
.

Del resto, questa constatazione, non
porta ad acquietarsi sullo stato delle cose perché lo stato delle cose non
funziona o funziona in modo insoddisfacente per tutti coloro che hanno un pur
minimo senso di giustizia sociale.

Semplicemente, se ne dovrebbe trarre
la conclusione che il dilemma
dentro l’euro + dentro l’Europa – fuori
l’euro + ritorno alla nazione
va superato in direzione di una posizione terza, una fuori dall’euro + dentro un nuovo sistema.
Ma di questa eventuale direzione, non c’è ancora traccia nel dibattito teorico.

CRONACA N.102 (24.02.15)

Il ministro dell’economia Pier Carlo
Padoan, qui, afferma che se dovesse muovere una critica alla
Germania, questa sarebbe rimproverabile di non capire che per quanto
importante, forse decisiva, essa è pur sempre parte di un sistema: «c’è una dimensione
sistemica in aggiunta alla dimensione nazionale»
.

La differenza, secondo Padoan,
passerebbe tra il ritenere che un semplice set
di regole impersonali
(il mercato, “mettere a posto a casa propria”,
trattati) possa coordinare il sistema
e una forma di intelligenza complessa come auto-governo di un insieme fatto di
parti, la differenza che in genere intercorre tra un ente ingegnerizzato ed un
ente biologico. In termini europeisti, la differenza tra avere una cosa assieme (la moneta) ed essere una cosa insieme (un ente sistemico).

In effetti, in termini di mentalità,
ancora oggi, non c’è questa gran differenza tra europeisti e nazionalisti
poiché certo i secondi ma in fondo anche i primi, non hanno la minima reale intenzione di transitare dalla dimensione nazionale
a quella aggregata
. Se si discutesse sul serio della necessità e della
condizionalità (le cose necessarie per accedere a questo secondo livello di
dimensione) inerenti la dimensione
pienamente sistemica
, ci si accorgerebbe che i contraenti il sistema euro non sono e non vogliono essere tra loro
aggregabili
.

L’inutilità e quindi la dannosità di
tenere in piedi il sistema “euro” è
tutta qui: esso è pre–sistema che non ha alcuna possibilità di diventare
veramente tale
.

È un binario morto, una strada che
non porta da nessuna parte.

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