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Grecia, al passo di Lao Tze

'E'' troppo presto per i bilanci sul caso Grecia. E non è vero che non è cambiato nulla. Si apre una fase nuova in cui conta il fattore tempo [Pier Luigi Fagan]'

Grecia, al passo di Lao Tze
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17 Luglio 2015 - 17.13


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di Pier Luigi Fagan.


Euclid Tsakalotos, il Ministro delle
Finanze greco che ha sostituito Varoufakis, nel dibattito parlamentare
dell’altro giorno ha citato il famoso scambio tra Nixon e Zhou Enlai
dove il primo chiedeva all’altro una valutazione sulla Rivoluzione
francese sentendosi rispondere dal cinese “…è presto per dirlo”

Tsakalotos ha
forse esagerato nell’analogia poiché non sembra che Tsipras abbia preso
alcuna Bastiglia e se c’è stata una testa che ha rischiato di rotolare,
questa è stata proprio la sua ma può esser interessante provare a dargli
credito e domandarci: cosa voleva dirci?

Il dato forse più interessante tra i
molti, della vicenda greca, è il già segnalato ed inedito portare in
piazza gli arcana imperii del potere (l’espressione che dice dei “misteri del potere” è ripresa da Bobbio che vi fece su molte
interessanti considerazioni). Faccende al solito seguite da pochissimi e
con scarne informazioni, oggi sono di pubblico dominio
e ciò comporta
che gli attori sono più vincolati nel loro agire perché giudicati dalle
opinioni pubbliche, così come il loro combattere pubblico dà molte più
informazioni.

Scopriamo così, l’importanza della variabile tempo, in
politica
. I cinque mesi di inconcludenti trattative, il cappio
dell’interruzione dei flussi BCE per far premere il tempo contro la
libertà di trattativa del governo greco, la necessità dell’eurocrazia di
uscire con un accordo un minuto prima dell’apertura dei mercati di
lunedì, l’imprevidenza di Tsipras ad andare ad una trattativa del genere
senza il fatidico “piano B” per comprare tempo, il congelamento della
crisi di Syriza che si screpola ma, al momento, non si spacca,
l’allusione di Tsakalotos al “ride bene chi ride ultimo”. Il vincolo
valido per tutti della scadenza del prossimo lunedì. Sebbene i giornali
facciano una grande confusione su tutta la vicenda, il default greco
sarebbe scattato sempre e solo il 20 Luglio perché sarebbe stata la non
restituzione della rata del prestito BCE a farlo scattare.

Già segnalammo che uno degli effetti del
referendum greco, sul piano interno, è stato la desertificazione
dell’opposizione
. Il vero fronte alternativo al governo, ND-Pasok-To
Potami, nonostante il controllo degli ambienti che contano e del quarto
potere, ha avuto un violento impatto contro un duro muro eretto da quasi
due terzi del Paese, banche ed economia paralizzata incluse. 

In
assoluto, il primo obiettivo della strategia eurocratica era quello
coltivato dalla coalizione PPE-PSE
che domina ovunque e che si sente
insidiata da sinistra, da destra e dai “populismi” ovvero distruggere la
prima esperienza concreta di una possibile alternativa politica
. Il
togliere dal gioco ogni possibile alternativa al governo di Syriza
(poiché l’alternativa a Syriza non c’è), ha invalidato ogni possibile
esito di quella volontà. 

In questi giorni, la stampa greca e leader
quale quello di To Potami, convengono che l’unico vero leader politico
del Paese è e rimane Tsipras. L’alleato di governo, ANEL, che sembrava
ritirarsi sdegnato ci ha ripensato ed ha votato compatto per il SI
all’orrendo accordo.  

Tsipras quindi ha segnato nel primo tempo
respingendo i potenti avversari ma ha poi dovuto subire pesanti rovesci
nel secondo tempo laddove ha firmato l’accordo. Ma questo secondo tempo,
per gli avversari, ha portato solo un pareggio, Tsipras è ancora lì e
non sembrano esserci alternative. Per quel che conta, anche la stampa e
la politica europea sembrano aver mutato atteggiamento dopo il
“pagliaccio” e i sorrisetti di superiore comprensione che tributavano
al parvenu scravattato di Atene.

Si spiega così anche l’atteggiamento
della minoranza della pattuglia parlamentare
(maggioranza del comitato
politico) di Syriza. Sempre e solo parole di miele per Tsipras,
“comprensione” per le condizioni che ha subito, certo anche critica
politica ma abbastanza onesta e più che motivata ed alla fine la più che
comprensibile decisione di non apporre la firma all’obbrobrioso
accordo. 

Ma ora che succede? Tsipras sta prendendo tempo perché molti
tra coloro che pur hanno votato contro non ha rimesso il mandato, hanno
solo detto che “sono a disposizione”, cioè deve essere Tsipras a
decidere.

La minoranza parlamentare (il centro
destra-sinistra greco) è costretta, per evidenti ragioni, a votare le
misure dell’accordo prendendosene tutte le colpe e nessun beneficio. La
minoranza di Syriza sa che se dovesse cadere il governo, il nuovo che
sarebbe “tecnico” avrebbe magicamente un’ammorbidimento delle condizioni
imposte dimostrando così che ciò che i greci e tutti gli altri non si
possono davvero permettere, non è il debito ma un governo alternativo
all’asse PPE-PSE. Né la minoranza, né la magggioranza di Syriza, né
possibili futuri alleati per la guerra d’Europa (Podemos), avrebbero più
prospettive politiche concrete per molto tempo a venire.


Ma potrebbe esserci anche dell’altro. E’
chiaro a tutti il disastro politico che la Germania ha combinato
rispetto al concetto d’Europa
, della sua governance, dell’euro stesso,
delle alleanza di potere fratturate tra nord e sud. Comincia ad essere
anche chiaro a molti il nuovo ruolo dell’FMI ed è palese
l’interessamento concreto mostrato dagli USA per la vicenda. 

Analoghe
considerazioni possono valere per il più remoto interesse
dell’establishment internazionale. La stessa BCE sembra assumere
posizioni proprie
. Con facilità verrà concesso il raddoppio del periodo
di grazia
, trattasi solo di “tempo”, i crediti-debiti rimangono in
bilancio e quindi non c’è problema per nessuno, si farà. 


Molto più
complicato il nodo del taglio (non ristrutturazione) del debito, taglio
su cui si è espresso addirittura Draghi che vede la concreta possibilità
di accrescere i poteri della banca centrale (naturalmente i vermi di
Repubblica
Corsera hanno arruffato nei loro articoli un o periodo di
grazia o ristrutturazione ma nei documenti IMF non c’è “o-o” ma “e-e” e
non c’è “ristrutturazione” ma “taglio” (haircut)). 

L’unica soluzione
possibile è infatti portare il debito nel bilancio BCE e far assorbire a
questa il taglio
. Non c’è alcuna soluzione furbetta come quella
ipotizzata da Wolfgang Schäuble (cambiali greche che diventerebbero, nei fatti,
una pre-dracma), non c’è alcuna “ristrutturazione” che possa fare quello
che deve fare un taglio e senza taglio l’IMF non ci mette i soldi
perché i suoi soci sono inviperiti per come è stata condotta la faccenda
fino ad oggi, Lagarde scade l’anno prossimo e se gli USA e l’Europa non
vogliono vedere una diaspora di massa dal fondo in favore della nuova
banca dei BRICS è meglio che si diano una regolata (da cui le vicende di
cui abbiamo già dato conto, qui).



Quindi, -o- Germania, Francia ed Italia svalutano il 30% dei loro
crediti (se basta) trovandosi con voragini di bilancio non spiegabili ai
propri cittadini; -o- si svapora il tutto nel bilancio BCE che non ha i
problemi che hanno gli stati. Ma ciò sarebbe la rottura fragorosa ed
irrimediabile dell’impianto ordoliberista germanico
che regge i
trattati, quindi la convenzione e tutto l’impianto.



Infine, una parte, dei voluminosi più di
80 miliardi di aiuti alla Grecia previsti dall’accordo (con la domanda
di difficile soluzione su chi li tirerà fuori), saranno disponibili per
il governo e un governo con i soldi è un governo potente. Così come non
si possono escludere manovre sociali, patrimoniali, giustizia fiscale,
un attacco deciso alle oligarchie che in Grecia hanno un potere
straordinariamente longevo
. Il governo greco, se rimane in carica,
potrebbe ritorcere il “ce lo chiede l’Europa” contro coloro che usavano
questo strumento
logico contro il popolo scaricando solo su questo i
costi della loro storiche malefatte.



Non è tutto qui, c’è ovviamente la
complessa dinamica interna della Grecia, i tedeschi non staranno con le
mani in mano, trucchetti e trabocchetti spunteranno come lumache dopo
l’acquazzone, nuove elezioni saranno evocate, pretese e promesse ma
forse Tsakalotos ha ragione a ricordare che i conti si fanno alla fine,
del resto lui sa certo cose che noi non sappiamo. A titolo di esempio
sull’incasinamento della fase politica che si è aperta riporto
chiacchiere che circolano nell’ambiente politico greco
. “Alcuni”
sostengono che Varoufakis avesse un accordo con Soros per far uscire la
Grecia dall’euro, Grecia che sarebbe poi stata aiutata da “amici
americani” interessati a dimostrare che senza l’euro si sta meglio. C’è
una famosa credenza che circola nelle élite banco-finanziarie e nei
think tank di Washington a riguardo del fatto che il dominio assoluto
del dollaro va difeso e ripristinato in ogni modo nei turbolenti tempi a
venire ed è ormai chiaro a tutti che la NSA spia i tedeschi non perché
spia tutti ma proprio perché i tedeschi, come tutti color che seguono
seriamente geopolitica sanno, sono a rischio di unione con russi e
cinesi perché lì porta il loro oggettivo interesse. A dire che la
chiacchiera è sicuramente tale, è puro veleno e gossip infamante che
sono strumenti tradizionali della lotta politica. Però è apparentemente
credibile e nella lotta politica, a volte, il credibile conta più del
vero.

Insomma è presto per i bilanci. La fretta
con la quale in Italia si sta cercando di chiudere la faccenda dimostra
che continuiamo a non capire nulla di ciò che accade. Ciò che accade ci
dice di usare analisi  e considerare la profondità del tempo mentre da
noi è l’orgia del giudizio frettoloso.

Forse è per questo che noi
l’alternativa al governo PPE-PSE non l’abbiamo ed i greci e forse gli
spagnoli, sì. Certo è una alternativa piccola, sbiadita, più di tono che
di sostanza dicono i critici-critici ma i cinesi pensano che ogni
viaggio di mille miglia inizia con un passo (Lao Tze) e per percorre lo
spazio ci vuole il tempo. Stay tuned…



[Cronache dell”era complessa – CRONACA N.244 (17.07.15)]


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