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di Marcello Foa
Ormai possiamo chiamarla crisi della democrazia o meglio: crisi della
partitocrazia che ha sorretto l’attuale sistema. In Spagna nessuno dei
partiti tradizionali – popolari (centrodestra) e socialisti – ha
ottenuto la maggioranza assoluta. Come era accaduto in Italia nel 2013
e, a ben vedere, come è avvenuto poche settimane fa in Francia, dove per
fermare l’avanzata di Marine Le Pen, Sarkozy e Hollande hanno dovuto
coalizzarsi.
Fino ad alcuni anni fa, il sistema si reggeva sull’alternanza
centrodestra/centrosinistra che permetteva di mantenere ai margini i
partiti alternativi e di opposizione. Quindici anni di folli politiche
europee hanno portato a una continua erosione delle sovranità nazionali e
al simultaneo impoverimento delle economie reali, dunque all’esplosione
dell’indebitamento e della disoccupazione, generando per la prima volta
dal dopoguerra massicci e spontanei moti popolari di protesta, che si
traducono in un crescente consenso per i movimenti politici alternativi.
La gente non crede più ai partiti tradizionali perché ne ha
constatato l’impotenza. Chiede un cambiamento reale e, non trovandolo,
segue Podemos e Ciudadanos in Spagna, la Le Pen in Francia, il Movimento
5 Stelle e la Lega in Italia. Trattasi, finora, di movimenti di
maggioranza relativa o di forte minoranza, che però costringono
l’establishment a chiudersi sulla difensiva, aprendo così un nuovo
quadro: se centrodestra contro centrosinista non basta più, occorre che centrodestra e centrosinistra si uniscano
nel nome, paradossalmente, del Supremo Interesse della Nazione per
fermare l”â€avanzata populistaâ€, “salvare l’Europaâ€, “difendere l’euroâ€,
“lottare contro le derive razzisteâ€, eccetera eccetera. Probabilmente
andrà a finire così anche in Spagna: una bella ammucchiata
Psoe-Popolari. E forse basterà . Per ora.
Ma dopo? Se non si affrontano le vere ragioni di questo dilagante e
finora irreversibile malcontento, la protesta continuerà a crescere,
come ho spiegato nel mio post di sabato 19).
E da pacifica rischia di diventare violenta, inducendo l’establishment a
risposte ancora più radicali. In fondo Mario Monti l’ha già lasciato
intendere in una recente intervista affermando che:
“Ci si può addirittura chiedere se la democrazia come noi
la conosciamo e l’integrazione internazionale siano ancora compatibili, e
questo porrebbe un problema gigantesco. In passato l’integrazione ha
diffuso e rafforzato la democrazia in Europa, perché i vari stati che
uscivano da esperienze dittatoriali si sono aggrappati alla UE per
consolidare le loro democrazie – dalla Grecia al Portogallo agli stati
ex comunisti. Oggi però la democrazia, anzi la deriva delle nostre
democrazie, minaccia l’integrazione.”
Dunque il prossimo passo potrebbe essere la fine della democrazia, come la conosciamo oggi. Tutti sudditi, come nell’Unione Sovietica. Allacciate le cinture. Ci aspettano tempi difficili.
Fonte: http://blog.ilgiornale.it/foa/2015/12/21/visto-la-spagna-il-sistema-sta-crollando/
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