L. J. Peter era uno psicologo canadese che nel 1969 formalizzò un principio che prese il suo nome: Principio di Peter o Principio di incompetenza. Il principio si applica alle strutture gerarchiche quali le aziende, i partiti, le istituzioni. Esso dice che ogni agente dentro la struttura gerarchica, tende a salire di grado sino a raggiungere il proprio livello d’incompetenza dal punto di vista funzionale. Peter scoprì cioè che una struttura è fatta di competenze ad hoc mentre la gerarchia è fatta da un pathos alla scalata che inevitabilmente porta ad un punto in cui soddisfatta la bramosia di potere, si registra il pieno fallimento delle capacità di mantenerlo, gestirlo e giustificarlo.
Il presidente di provincia di Firenze Matteo, nel 2009, diventa sindaco della città accrescendo così il suo potere ma sembra rimanere ancora nella sfera delle sue capacità . Matteo conduce una doppia battaglia, quella per il ruolo istituzionale e quella per la leadership del suo partito. L’8 Dicembre 2013 diventa segretario del suo partito del quale è stato parte della minoranza assoluta ma il 25 Febbraio 2014, dopo appena poco più di due mesi, da minoranza e sindaco di una città di 382.000 abitanti, diventa non solo segretario del suo partito e quindi maggioranza ma anche Presidente del Consiglio di uno stato di 60.665.551 abitanti, appena 158 volte più grande di Firenze.
Matteo non conosce Peter e così si avvia incautamente verso la scalata di quella gerarchia di capacità che lo porta fatalmente a raggiungere in breve tempo, il suo massimo livello d’incompetenza. Non è tutta colpa di Matteo ed il principio d’incompetenza non si applica solo ai giovani rampanti. Un ben più anziano signore, anch’esso parte di una minoranza storica interna allo stesso partito di Matteo, aveva raggiunto in qualche modo, addirittura il ruolo di Presidente della Repubblica.
Giorgio, questo il nome della precedente vittima del Principio di Peter, aveva dovuto prendere una strategica decisione in quel del Novembre 2011. Trovatosi un governo legittimo in profonda crisi, dentro un Paese in drammatica crisi, dentro una situazione internazionale che aggravava intenzionalmente la crisi dell’uno e dell’altro, invece di lasciare lo sviluppo della transizione alle mani invisibili dei cicli elettorali democratici, decise di metterci le sue visibilissime mani e manipolò il corso politico della transizione, decidendo di eleggere lui a Presidente del Consiglio un altro incompetente, per giunta massimamente illegittimo essendo di suo un professore di economia di secondaria importanza, essendo noto solo per un set di equazioni differenziali che descrivono il comportamento di una banca in regime di monopolio, caso concreto che si manifesta, in teoria, ai confini della realtà o anche oltre.
Questo autunno, saremo a sei anni dall’inizio di questa transizione gestita da incompetenti. Controverso pare sia l’autore del noto pensiero per il quale ogni popolo ha il governo che si merita (forse de Maistre). Rispetto alle transizioni storiche, anche i popoli sono incompetenti ma possono apprendere i modi che non conoscono per tentativi ed errori. Vediamo quanti ne saranno necessari per portare il nostro Paese, ad un nuovo stato d’equilibrio. Una cosa è certa, più si vota, più si cambia, meglio è.
(20 giugno 2016) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.es/[/url]