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di Marco Moiso.
Ad una settimana dall’evento che ha visto protagonisti Gioele Magaldi e Giulietto Chiesa alla London Metropolitan University, mi sento finalmente di fare delle valutazioni su come il Movimento Roosevelt deve procedere nel futuro.
Il Movimento Roosevelt parla spesso del bisogno, urgente, di ‘riunire ciò che è sparso’.
Non credo tutti però comprendano a fondo né cosa vuol dire questa frase né l’urgenza che abbiamo di realizzarla.
Riunire ciò che è sparso significa riunire le forze sinceramente democratiche e progressiste che si sono divise, per mille ragioni, lasciando campo libero al Potere (forze neo-oligarchiche, neo-liberiste, etc..) e permettendogli di controllare la collettività tramite processi economici che si sono sostituiti alla politica ed alla sovranità popolare.
Riunire le forze politiche, cosa assolutamente necessaria per combattere l’involuzione antidemocratica, antieconomica ed antiambientale in corso, è fondamentale per poter organizzare una forza politica che sia davvero capace di combattere il modello economico e sociale neoliberista e che sia davvero capace di creare una società migliore e più vicina a quei principi di libertà , opportunità , uguaglianza, apertura, e fraternità che dovrebbero caratterizzare il mondo social-liberale Europeo.
Io non so se ci siano né l’interesse né voglia da parte delle realtà progressiste di superare le differenze per combattere insieme (e mi domando allora perché dovrebbero continuare ad occuparsi di politica), ma qualora questa voglia ci fosse, dopo avere avuto il piacere di aver partecipato all’incontro tra Magaldi e Chiesa, mi sono reso conto che bisogna trovare il terreno comune partendo dal basso, ovvero partendo da un livello nazionale.
Impostando il confronto ed il dibattito da questioni di geopolitica, di politica internazionale, di politica europea e poi, solo infine, di politica nazionale si corre il rischio di dividersi ideologicamente, quasi sulla semantica delle cose – a causa di interpretazioni diverse della storia, dei significanti e dei significati – quando in realtà le operazioni che si vorrebbero compiere sono spesso molto simili.
Bisogna quindi partire dalle operazioni che bisogna urgentemente portare a termine sul territorio nazionale e poi europeo. Discutendo insieme di ciò che va fatto, invece che dei sistemi di pensiero a cui queste operazioni apparterrebbero, credo che sia molto più facile costruire un percorso comune. In Italia, ad esempio, è chiaro che bisogna ricominciare a parlare di diritti economici, sociali e culturali, di piena occupazione, di un nuovo ed alternativo piano di sviluppo economico, e delle implicazioni del ‘fiscal compact’ e del ‘fondo salva stati’.
A tale proposito, ho molto apprezzato l’ultimo editoriale di Giulietto Chiesa in cui parla di come l’Italia sia stata volontariamente e strategicamente depredata e deindustrializzate dalla metà degli anni ’70 e di come la proposta di privatizzare la Cassa Depositi e Prestiti sia l’attacco finale al Bel Paese ed alla sua capacità di creare ricchezza.
Nonostante alcune piccole differenze, l’analisi di Giulietto Chiesa è estremamente simile a quella del Movimento Roosevelt ed a quella del suo vicepresidente e responsabile economico Nino Galloni, che ha più volte parlato di questi avvenimenti storici.
Questi sono i temi da cui partire per organizzare una proposta politica davvero alternativa. Questo il terreno su cui lavorare e confrontarsi con tutte le forze progressiste e questo sarà il tema del prossimo mio incontro con Gioele Magaldi.
I sedicenti progressisti che popolano lo scenario politico europeo non si siederanno ad un tavolo progressista; qualcun altro, invece, lo farà .