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Stati Uniti.
L”FBI contatta un certo Amine El-Khalifi, di origini marocchine. O meglio, qualcuno dell”FBI viene mandato dal signor El-Khalifi, spacciandosi per un dirigente di al-Qaeda.  Il presunto dirigente di al-Qaeda, cioè l”uomo dell”FBI, convince El-Khalifi a farsi saltare in aria dentro la sede del Congresso degli Stati Uniti.  Gli dà un giubbotto antiproiettile che dicono sarebbe imbottito di esplosivo, mentre è in realtà perfettamente innocuo.  Lo mandano verso l”obiettivo.  E lungo la strada lo arrestano.  Tutto questo, non secondo le deduzioni di qualche controinformatore. No, è quello che dice, assai orgoglioso, il comunicato ufficiale dell”FBI.
Che riesce anche a dire che l”attentato avrebbe 1) dovuto fare trenta morti (i giornalisti vogliono sempre i numeri) ma 2) non c”è mai stato alcun pericolo.
Così i titolisti possono scegliere se premere sul pedale del Pericolo Sventato o su quello dell”Efficacia delle Istituzioni.
Non è l”unico presunto terrorista a essere stato costruito con questo sistema.
La tattica di contattare il potenziale estremista e convincerlo a fare un attentato, ci racconta Patrik Jonsson di The Christian Science Monitor,
“si è dimostrata molto efficace, e ha svolto un ruolo in quasi tutte le 36 cospirazioni terroristiche, nate sul suolo statunitense, che le autorità hanno risolto nel corso degli ultimi tre anni.”
La Fabbrica di Mastro Geppetto, a confronto, è roba artigianale.
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Fonte:Â http://kelebeklerblog.com/2012/02/19/come-produrre-un-terrorista-2/.
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