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Jihad: Washington mette in guardia Ankara

'SOTTO I NOSTRI OCCHI, 55 - Crisi siriana: un''inchiesta del Wall Street Journal suona come un avviso a Erdoğan e al suo potentissimo capo dell''intelligence, Fidan. [T. Meyssan]'

Jihad: Washington mette in guardia Ankara
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20 Ottobre 2013 - 22.10


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«Sotto
i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°55.

di
Thierry Meyssan
.

Mentre
la Russia e gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo preliminare
sul Medio Oriente in generale e la Siria in particolare, la guerra
continua in Siria. Questo paradosso può essere spiegato con
l”indisciplina e l”odio mostrato dai governi turco e saudita. Per
Thierry Meyssan, nel fare il punto sul ruolo di Hakan Fidan, il
Wall
Street Journal

manda un avvertimento ad Ankara
.

La
stampa turca ha dedicato molti articoli per commentare l”approfondita
analisi del
Wall
Street Journal

su Hakan Fidan [1]. Con una unanimità sciovinista, si ritiene che
l”attacco di cui è fatto oggetto sia una prova a posteriori della
validità della politica d”indipendenza del primo ministro Recep
Tayyip Erdoğan di fronte agli Stati Uniti. C”è da esserne davvero
certi?

Secondo
il
Wall
Street Journal
,
il capo del MIT (il principale servizio segreto turco) sarebbe in
realtà il numero due del regime, dietro il Primo Ministro e
addirittura davanti sia al presidente, Abdullah
Gül,
sia al ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu.

L”arrivo
dell”uomo di fiducia di Erdoğan alla testa del MIT, nel maggio 2010,
avrebbe segnato l”inizio di una politica non-statunitense della
Turchia: l”arresto e la condanna degli alti ufficiali fin lì legati
al Pentagono (processo Ergenekon), il sostegno ai Fratelli musulmani
in occasione della primavera araba, e il tentativo di utilizzare il
conflitto siriano per smembrare il paese e crearvi uno stato curdo.

Soprattutto,
il
Wall
Street Journal

accusa
Hakan
Fidan

di dare sostegno agli jihadisti in Siria, compresi quelli che
risultano più violentemente anti-occidentali, malgrado gli
avvertimenti provenienti da Washington. Cita un parlamentare
kemalista, Mehmet Ali Ediboğlu, che attesta di aver visto una decina
di macchine della polizia turca scortare oltre cinquanta bus che
conducevano degli jihadisti in Siria, ossia un convoglio di oltre
2mila combattenti. Non si tratterebbe di un incidente isolato.

Tuttavia,
il giornale dimentica di menzionare che a differenza di Recep Tayyip
Erdoğan, Hakan Fidan non è un Fratello musulmano, ma è stato
vicino a Fethullah Gülen (guru del presidente
Gül).
Eppure, gli autori dell”inchiesta del
Wall
Street Journal

trascurano il suo passato, come se il capo dei servizi segreti turchi
spuntasse dal nulla. Il quotidiano fa menzione del suo passaggio alla
testa dell”Agenzia turca di Cooperazione Internazionale (Tika) senza
indicare il suo ruolo inteso a estendere l”influenza di Ankara in
Asia centrale e, attraverso la Valle di Fergana, fino in Cina. Evoca
le accuse israeliane di collaborazione con l”Iran mentre lavorava
presso l”AIEA, ma senza precisare che Fidan è stato nominato capo
del MIT tre giorni prima della vicenda della nave Mavi Marmara per
sovrintendere all”operazione.

Da
parte nostra, interpretiamo in modo inverso questa polemica: un mese
fa, non c”era nulla nella politica turca che entrasse in collisione
con gli interessi statunitensi. Al contrario. Tutto è stato fatto su
ordine di Washington. Così, la condanna degli alti ufficiali non è
un duro colpo recato agli Stati Uniti, bensì una sanzione della loro
volontà di prendere le distanze da loro e avvicinarsi all”Esercito
Popolare cinese, come dimostra la condanna che – assieme a loro –
colpisce i responsabili del minuscolo Partito dei Lavoratori, di
obbedienza maoista [2].

Il
sostegno ai Fratelli musulmani in Nord Africa non è un improvviso
capriccio di Ankara, ma l”esecuzione del piano del Dipartimento di
Stato, coordinato presso il ministero di Hillary Clinton dalla
«sorella»
Huma Abedin e presso la Fondazione William J. Clinton dal
«fratello»
Gehad El-Haddad, per altri versi responsabile della comunicazione del
partito di
Erdoğan.
Si osserverà d”altronde che la madre della signora Abedin dirigeva
assieme alla signora Morsi il ramo femminile della Confraternita,
mentre il padre di el-Haddad era il consigliere diplomatico del
presidente Morsi.

Infine,
i tentativi di creare uno Stato curdo in Siria sono in linea con le
aspettative del Pentagono che intendeva suddividere la Siria in
diversi Stati, secondo la mappa pubblicata nel 2006 da Ralph Peters
[3].

E
Hakan Fidan, che partecipò nel 2009 ai negoziati segreti con il PKK
a Oslo, è il miglior esperto turco in materia.

Inoltre,
la svolta politica turca non ha avuto luogo nel maggio 2010 con
l”arrivo di Hakan Fidan alla testa del MIT, ma nel 2011, durante la
guerra contro la Libia. All”epoca, è sotto la pressione esercitata
dal Dipartimento di Stato che Ankara ha preso coscienza delle
opportunità offerte dall”accordo USA-Fratelli musulmani. È da
questo punto in poi che che Recep Tayyip Erdoğan è ridiventato un
«fratello»,
nonostante la sua presunta rinuncia alla Confraternita durante la sua
incarcerazione nel 1998 e la sua
«conversione»
alla laicità.

Il
vero problema è un altro: il sostegno agli jihadisti. All”inizio
della guerra in Siria, è stato finanziato dal Qatar e coordinato
dalla NATO dalla base turca di Incirlik. Non c”era dunque niente di
cui lamentarsi. Ma dopo l”accordo fra Russia e USA durante la crisi
delle armi chimiche, gli Stati Uniti si sono ritirati militarmente
dal conflitto siriano, mentre la Turchia e l”Arabia Saudita
continuano il gioco. Pertanto, l”articolo del
Wall
Street Journal

deve essere visto come un avvertimento indirizzato a Erdoğan e
Fikan. Non avendo sconfitto la Siria in tempo, vengono esortati ad
abbandonare la partita a prescindere da quali conseguenze vi siano
per loro nel gioco politico interno.

Hakan
Fidan, che ha lavorato per i servizi segreti della NATO durante la
guerra del Kosovo e ha studiato negli Stati Uniti, dovrebbe capire
questo messaggio.

[1]
“Turkey’s
Spymaster Plots Own Course on Syria. Hakan Fidan Takes Independent
Tack in Wake of Arab Spring
”,
di Adam Entous e Joe Parkinson,
The
Wall Street Journal
,
10 ottobre 2013.

[2]
«Il
colpo di stato giudiziario dell”AKP
», di Thierry Meyssan,
Al-
Watan
(Siria),
Megachip, 19 agosto 2013.

[3]
“Blood Borders; How a Better Middle-East Would Look”, di Ralph
Peters,
Armed
Forces Journal
,
giugno 2006.

Thierry
Meyssan, 20 ottobre 2013.

Traduzione
a cura di Matzu Yagi.

Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare
simultaneamente in versione araba sul quotidiano
“Al-Watan”
(Siria), in versione tedesca sulla
“Neue
Reinische Zeitung”
,
in lingua russa sulla
“Komsomolskaja
Pravda”
,
in inglese su
“Information
Clearing House”
,
in francese sul
“Réseau
Voltaire”
.

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