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Perché Trump ha bombardato Sheyrat?

Il presidente USA negozia con un portavoce di quello Stato profondo che governa il suo paese dall’11 settembre 2001. Forse trovato un accordo quadro [Thierry Meyssan]

Perché Trump ha bombardato Sheyrat?
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1 Maggio 2017 - 23.12


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«Sotto
i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°238

di Thierry Meyssan.

Contrariamente
alle apparenze, l”amministrazione statunitense, lungi dal comportarsi in modo
irregolare, tenta di fissare il profilo della sua politica estera. Il
presidente Donald Trump sta negoziando con un portavoce di quello Stato profondo
che governa il suo paese dall’11 settembre 2001. Sembra che abbiano trovato un
accordo quadro, i cui dettagli sono ancora da precisare. I membri
dell”amministrazione dovrebbero chiarire la nuova politica estera della Casa
Bianca a fine maggio, davanti a una commissione del Congresso.

DAMASCO (Siria) – In
occasione del bombardamento di Sheyrat, avevo osservato che si trattava solo di
una gesticolazione e che il segretario di Stato aveva usato questo attacco per
fare pressione sui suoi alleati europei e costringere il vero organizzatore di
questa guerra, il Regno Unito, a disvelarsi. Tuttavia, ne sappiamo un po” di
più oggi.

Il presidente
Trump, che sta affrontando sia l”opposizione della classe dirigente del suo
paese sia quella dello Stato profondo USA, ha utilizzato questo attacco per
“ripristinare la credibilità” (sic)
della Casa Bianca.

Il presidente Obama
aveva accusato la Siria, nell”estate del 2013, di aver utilizzato gas da combattimento
nella Ghouta e di aver quindi attraversato una “linea rossa”. Tuttavia,
non aveva tratto nessuna conseguenza e si era rifugiato dietro al Congresso per
non fare nulla. La sua impotenza era ancora più visibile poiché in virtù della
dichiarazione di guerra del 2003 (il «Syrian Accountability Act»), aveva tutto il
potere per bombardare la Siria senza una nuova autorizzazione del Parlamento.

Accusando a sua
volta la Siria di avere utilizzato gas da combattimento, questa volta a Khan Sheikhoun,
e bombardandola immediatamente, Donald Trump avrebbe dunque dato prova della
“credibilità” che mancava al suo predecessore.

Essendo cosciente del
fatto che né nella Ghouta né a Khan Sheikhoun, la Siria era colpevole, si è
dato da fare per preavvisare per tempo l”Esercito arabo siriano che ha così
potuto evacuare la base prima che fosse colpita.

Con questo, ha
iniziato le trattative con lo Stato profondo USA, almeno con uno dei suoi
portavoce, il senatore John McCain. Un rappresentante di Israele, il senatore
Lindsey Graham, ha assistito alle discussioni.

Gli europei saranno
ovviamente sorpresi di apprendere che Donald Trump si è comportato da “signore
della guerra” per posare come Presidente di uno Stato membro dell’ONU. Conviene
tenere a mente il contesto particolare degli Stati Uniti, dove lo Stato
profondo è composto principalmente da militari e in modo accessorio da civili.

Secondo le nostre
informazioni, pare che il presidente Trump abbia accettato di rinunciare – per il
momento – allo smantellamento della NATO e della sua ala civile, l”Unione
europea. Questa decisione implica che Washington continua a considerare -o a
fingere di considerare – che la Russia sia il suo principale nemico. Da parte
sua lo Stato profondo USA avrebbe accettato di rinunciare a sostenere i
jihadisti e perseguire il piano britannico delle “primavere arabe”.

Per sugellare quest”accordo,
due personalità neo-conservatrici dovrebbero entrare presto nell’amministrazione
Trump e guidarne la politica europea:


Kurt Volker,
il direttore del McCain Institute (università statale dell’Arizona) verrebbe
nominato direttore dell’ufficio Eurasia presso la Segreteria di Stato. Volker,
ex giudice militare, è stato l”ambasciatore del presidente Bush Junior alla
NATO durante la guerra in Georgia (agosto 2008).

– Mentre Tom
Goffus
, uno degli assistenti di McCain alla Commissione del Senato sulle Forze
Armate, verrebbe nominato Vice Assistente del Segretario della Difesa,
incaricato per l”Europa e la NATO. Goffus è un ufficiale dell”aeronautica che
in precedenza aveva ricoperto tali posizioni con Hillary Clinton e nel
Consiglio di Sicurezza Nazionale.

Per quanto riguarda
la Siria, l”accordo, se ratificato da entrambe le parti, dovrebbe segnare la
fine della guerra degli Stati Uniti contro la Repubblica araba siriana; guerra che
continuerebbe su iniziativa del Regno Unito e Israele, con i loro alleati
(Germania, Arabia Saudita, Francia, Turchia, etc.). A poco a poco, i cosiddetti
“Amici della Siria”, che riunivano 130 paesi e organizzazioni
internazionali nel 2012, si riducono. E oggi sono appena 10.

Traduzione a cura
di Matzu Yagi.

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