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Non solo Datagate. Bilancio del 2013 digitale.

Sono passati 20 anni da quando Time nominò Machine of The Year il Personal Computer. Fu allora che iniziò la Rivoluzione Digitale... [Glauco Benigni]

Non solo Datagate. Bilancio del 2013 digitale.
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30 Dicembre 2013 - 23.38


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2013 : un anno “Digitale”

 

di Glauco Benigni.

 

(30.12.2013) E già !
Sono passati ben 20 anni da quando Time Magazine, nel 1983, nominò
Machine of The Year il Personal Computer. E” – più o
meno – da quel momento che ha inizio la Rivoluzione Digitale … è
più o meno da quel momento che i costruttori di computer e qualche
geniale inventore di software cominciano a cambiarci la vita. Che
dire poi dell”avvento di Internet : nel 1987 erano connessi in rete
10.000 computer ; nel 1993 compare Mosaic, il 1° browser; nel 1996 i
computer connessi sono 10 milioni … oggi sono 3 miliardi e a loro
si aggiungono 3 miliardi di dispositivi mobili. Qualcosa è cambiato,
non cӏ dubbio.

 

La
Rivoluzione Digitale, a ridosso del suo 21° anno d”età , nel
frattempo si è arricchita di Protagonisti e Comprimari. Alla coppia
iniziale hardware-software si sono aggiunti decine di
altri ruoli fondamentali, tra i quali brillano i servizi di e-Commerce e e-Banking, i Motori di Ricerca, i Social Networks, i
Blog, i Siti di informazione, le Tv online e i loro antagonisti :
hackers e pirati


Cӏ un
Pianeta parallelo ormai che vive e vegeta in un”altra dimensione,
fatta di sterminate, inconcepibili sequenze di numeri che si
spostano a velocità impressionanti, si trasformano e appaiono sui
nostri schermi quali testi, foto, immagini in movimento e influiscono
su ogni attività contemporanea: informazione, salute, politica,
denaro, cultura , relazioni personali, tempo libero … nulla è più
come prima. 

La Rivoluzione Digitale incede solenne, non perde tempo a
condividere i valori e le visioni del passato, non rispetta nessuno,
neanche i Governi e gli ultimi Stati rimasti Sovrani. Tutto viene
travolto dalla volontà e dalla strategia messa in atto dalle sue élites. Quelle Digital Power Elite costituite da
20enni, 30enni, solo raramente 40enni e 50enni che, giunti in parte
dai garage e dalle cantine degli angoli più remoti del mondo e in
parte da prestigiose università, oggi siedono nei Consigli di
Amministrazione di enormi conglomerates e da lì “shape the
history”
(danno forma alla Storia del Futuro) .


L”anno che
sta per concludersi è stato particolarmente febbrile per questi
Umani. Un anno di cyberguerre (e di Guerre), di verifiche e confronti
fiscali, tra le Digital Elites e alcuni Governi, di nuove
collocazioni in Borsa e di innovazioni tecnologiche … un anno di
azioni e reazioni che ogni giorno determinano il nuovo bipolo
libertà-controllo ad una velocità prima impensabile. 

L”anno si è
aperto il 7 gennaio 2013, con l”annuncio da parte di Pay Pal, il
maggior gestore di transazioni economiche in rete, del proprio
sistema mobile. Per l”E-Trading un”accelerazione e un cambiamento
radicale. Per i comuni mortali la possibilità di spostare denaro con
pochi click sul cellulare o sul tablet. In sintonia con la tendenza,
a febbraio Twitter ha siglato l”accordo con l”American Express, una
accoppiata questa, tra social network e gestori di carte di credito
dalla quale possono scaturire scenari da fantaeconomia. Tre italiani
su quattro ormai comprano direttamente online. Nel 2016 il mercato
italiano varrà 20 miliardi di euro. In Europa vale già 311
miliardi.


A marzo il
protagonista (suo malgrado) della scena è Facebook : il suo debutto
in Borsa del 2012 è stato disastroso e le Autorità gli chiedono di
risarcire i broker e gli investitori che hanno perso a causa della
cattiva gestione della collocazione del titolo. Il social network
accetta di pagare 62 milioni di dollari. Nel frattempo Zuckenberg,
insieme ad altri protagonisti della scena digitale, tenta di creare
una Lobby che sia in grado di interferire con i lavori del Congresso.
Il gruppo viene bloccato. 

OK al business ma “state lontani dalla
politica”. Si intende la politica Usa ovviamente, perchè
invece le scorribande delle Elites Digitali nella politica
internazionale non solo sono consentite, ma agevolate da ogni
Servizio Segreto che può farlo, soprattutto se si tratta di dotare
porzioni di popolazioni di connessioni e strumenti che consentano
piccole e medie rivolte di piazza, colpi di Stato, rimozioni di primi ministri e pPresidenti ormai bolliti e non più graditi al Washington
Consensus. Anche questo: “è il digitale bellezza !”


La Cina, per
conto suo, quest”anno, stanca dei commenti sul modo in cui gestisce i
diritti umani e stanca del pressing di Google and Co., afferma che
d”ora in poi non chiederà più l”accesso agli Internet Protocol alle
Autorità Usa, che ne hanno fatto “cosa nostra”, ma si
rivolgerà direttamente all”Agenzia delle Nazioni Unite di Ginevra
che è l”Istuzione suprema preposta al rilascio. La decisione genera
un grande imbarazzo diplomatico ma tant”è . E” solo uno degli atti
di cyberguerra fredda degli ultimi anni tra le due superpotenze.


Il 2013 è
l”anno in cui i vecchi protagonisti della scena, i Ginger e Fred
dell”hardware-software, soffrono di più. Lord Microsoft accusa
pesanti colpi al suo fatturato dovuti all”avvento dei nuovi sistemi
operativi, primo fra tutti Android . E anche la vecchia lady Apple,
per la prima volta in 10 anni, nonostante la cavalcata selvaggia dei
suoi I-Phone e I-Pad, vede un calo degli utili. I tablets e gli smart
phones dilagano dovunque. Anche il sofferente mercato italiano, a
maggio, registra un”impennata di vendite, nonostante la crisi. 

L”ormai
storico motore di ricerca Yahoo! intanto scalpita: non vuole
accontentarsi di un esile 15% delle ricerche mondiali e resosi conto
da tempo che ha bisogno, come Google, di possedere un Social Network,
tenta di perfezionare una partnership con i francesi di Daily Motion.
L”offerta però, appare un po” troppo invasiva e viene rigettata tra
commenti discordanti. Yahoo! si consolerà presto comprando Tumbir,
un social network con 108 milioni di blogs , per 1,1 miliardi di
dollari. E anche Daily Motion si consolerà, volgendo la propria
attenzione al Giappone.




A giugno
scoppia il caso Datagate, un vero evento dell”era digitale che da
quel momento avrà strascichi devastanti per le Autorità Usa. Si
viene a scoprire che una orwelliana battuta in realtà è la verità.
“No one can hide ” (Nessuno può nascondersi). La rete è
onnisciente, onnipresente, vede e ascolta tutto e tutti. Il bipolo
libertà-controllo è sempre più ampiamente sbilanciato sul versante
del controllo. I grandi Social Network, e non solo loro, per una
legge Usa giustificata dalla lotta al terrorismo, sono tenuti a
fornire dati sensibili dei loro utenti alla NSA – National Security
Agency americana. Il 2013 ci rivela dunque che : “siamo tutti
tracciati e schedati” . Soprattutto i “non statunitensi”
. Scoppia un primo putiferio ma … le Autorità Usa fanno sapere che
“è così e basta !” . Dopo qualche giorno i giornali, le
tv e la stessa rete, si occupano d”altro. Facebook annaspa. Il Social
Network internazional popolare è uno dei maggiori fornitori di “dati
sensibili” alla NSA. Prima figuraccia. Poi licenzia 520
dipendenti della sua controllata Zynga. Seconda figuraccia. Infine
viene attaccato dai movimenti femministi di tutto il mondo per le
foto e i commenti scurrili che abbondano nei suoi milioni e milioni
di pagine. Perde in Borsa il 20% , il titolo scende ai minimi . Si
riprende però a luglio presentando una trimestrale che vede un + 41%
di utenti attivi ottenuti grazie all”uso di dispositivi mobili .


Ebbene sì
la transizione da PC, a laptop, a sistemi in mobilità, è un”altra
delle grandi rivelazioni del 2013 . Amazon fa sapere che i primi 10
prodotti venduti a livello mondiale “sono tutti devices
digitali” . E pertanto il boss Jeff Bezos, uno che a 49 anni
fornisce 225 milioni di clienti e che in un giorno solo, secondo
Fortune, riesce a guadagnare o a perdere, sul proprio conto
personale, anche 2 miliardi di dollari, annuncia che vuole mettersi
in concorrenza con i grandi costruttori di tablets. E” forte del
successo del suo Kindle che sta rivoluzionando tutta la tradizione di
lettura libri, ma non basta. A Seul quelli della Samsung non lo
faranno passare. Comincia a perdere anche Amazon.




La seconda
metà dell”anno è più propriamante connotata sul versante dello
scontro politico e finanziario tra l”Elite Digitale e alcuni Governi.
I più determinati e agguerriti a presentare i conti sono i francesi,
mossi dagli editori e dai produttori di musica. Però presto scendono
nell”arena anche Tedeschi e Inglesi . Il Governo italiano sembra non
sapere bene che pesci pigliare, sta un po” a guardare, l”Agcom
balbetta confusamente poi si allinea timidamente quando a battere
cassa contro l”Elite Digitale è l”intera Unione Europea. In ballo ci
sono due questioni distinte . Primo : i grandi motori di ricerca,
Google in testa , devono pagare editori e case discografiche, perchè
“è grazie a loro che esiste qualcosa da ricercare”.
Secondo e più rilevante per i Governi: “questi furboni devono
pagare le tasse come gli altri”. Non è giusto che facciano
profitti con la pubblicità sui territori europei e poi si inguattino
i soldi nei paradisi fiscali. Google viene colta con le mani nel
sacco : nel solo 2012 ha trasferito in Bermuda 8,8 miliardi di
dollari e dalle sue sedi europee, soprattutto quella irlandese, si è
sottratta al fisco con grande destrezza. I lobbisti di Google si
scatenano per correre ai ripari. Con i francesi chiudono un pagamento
flat di 60 milioni di dollari a favore di editori e case musicali .
Resta per aria però la questione delle tasse che non è ancora
risolta.


Nel
frattempo in casa Usa le Elites Digitali tentano di rifarsi il make
up e hanno chiesto di essere alleggeriti, se non sollevati, dal
diktat di fornitura dati sensibili dei loro utenti alla NSA . L”esito
della richiesta però rimane incerto. Come si fa a smontare tutto il
castello fondato sulla minaccia terrorismo ?

Mentre il
dibattito impazza si scopre che non solo gli Usa controllano i poveri
utenti ma, grazie ancora alla rivoluzionedigitale, che stavolta non è
quella di massa ma quella per uso strategico militare, Washington and
Co. ascoltano e registrano le telefonate di Capi di Stato e di
Governo, di Ambasciatori e Imprenditori. Volano gli stracci . Si
scatena un putiferio temperato da tiepide scuse di Obama alle quali
però fanno immediatamente seguito accuse incrociate e affermazioni
da giardino d”infanzia, del tipo “e che non lo sapevate ? Lo
fate anche voi, tra di voi, da sempre .” Cala il silenzio anche
su questa incresciosa verità . E” il digitale bellezza !

Nel
frattempo Twitter ha fatto il botto a Wall Street. Viene collocato a
26 dollari per azione e in un solo giorno raddoppia il valore. E”
considerato “il miglior posto di lavoro al mondo”. Anche le
società digitali start up israeliane fanno il pieno di investimenti.
Per un verso sembra di essere tornati ai bei tempi di Nasdaq prima
della bolla del 1999. In realtà è Bernanche che pompa 85 miliardi
di dollari al mese nel comparto industriale Usa e quindi ne gode
anche la Borsa. In ogni caso la rivoluzione Digitale smuove oceani di
denaro, provocando tzunami e bonacce, sia nella Economia degli scambi
reali che nella Finanza virtuale. Google oscilla attorno ai 300
miliardi di capitalizzazione e genera un fatturato di circa 50
miliardi l”anno. E” diventato uno Stato tra gli Stati . Quando ti
chiede di accettare le sue Condizioni d”Uso per Google+ o Youtube
sembra che proponga le nuove norme base di una futura Costituzione
Planetaria. La sua posseduta Youtube ha annunciato di aver raggiunto
l”incredibile cifra di 1 miliardo di utenti attivi al mese. Come
accennato, Big G. tratta alla pari con i Governi e intanto progetta
di immettere sul mercato la maggiore tra le innovazioni dei sistemi
digitali indossabili. I Google Glasses. Anche qui però incontra
difficoltà . Sarebbe un colpo mortale a ciò che resta della
privacy. L”Azienda di Mountain View comunque non molla e insiste
nella sperimentazione avanzata promettendo che saranno sul mercato
nel 2014.


Per
concludere, negli ultimi mesi dell”anno il dibattito si è acceso su
altre tre questioni : le stampanti 3D, il crowdfunding e i Bitcoin

La prima mette veramente paura. Se è vero quello che si prefigura
tra qualche anno si aprirà l”era del “web degli oggetti” e
ognuno potrà stamparsi in casa un gran numero di cose che gli
servono : dalla vite al dente che gli è cascato. 

La seconda sta
coinvolgendo molti soggetti : dai piccoli produttori di film alle
Onlus; dai movimenti politici nascenti agli agricoltori biologici,
tutti sperano (sognano) che la “crowd” (folla) finanzi
(funding) i loro progetti e proliferano i siti progettati per
accogliere donazioni. 

 La terza mette ancora più paura della prima.
Non si sa se auspicare che l”affare Bitcoin sfugga o meno al
controllo delle Banche centrali, le quali comunque, dopo aver
tollerato una simile produzione di valore di scambio fondata sullo
“scavo di bytes” (mining) in rete ora hanno fatto quadrato
e stanno terrorizzando chiunque volesse produrli e adottarli quali
moneta per compravendita. “State attenti – dicono – i
Bitcoins potrebbero essere gestiti da mani molto losche”.
Purtroppo in parte è vero , ma … da che pulpito viene la predica!


 

 

 
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