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Manager in fuga: sogno o realtà?

Pregiudicati che percepiscono 6 milioni all’anno. Sono questi i manager che il mondo ci invidia? [Massimo Ragnedda]

Manager in fuga: sogno o realtà?
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24 Marzo 2014 - 14.20


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di Massimo Ragnedda

Moretti, l’AD di Trenitalia (nel 2012 ha dichiarato più di un milione di euro, ovvero più di 87.000 euro al mese) che ha notevolmente peggiorato il servizio dei pendolari favorendo i treni ad alta velocità e ora chiede che i pendolari paghino il doppio dell’attuale tariffa, sostiene che se si tagliasse lo stipendio dei manager questi andrebbero via dall’Italia. Ergo, bisogna tassare, ancora una volta, i pensionati e gli operai che all’estero non possono andarci. O magari tagliare la sanità pubblica, tagliare i finanziamenti alla scuola e ridurre i servizi offerti ai cittadini.

Tutto, ma non toccare gli stipendi dei manager italiani. Il rischio, secondo Moretti (chiamato a rispondere dei fatti relativi alla strage di Viareggio) è che visto che il mondo ci contende i nostri manager, questi sarebbero pronti a lasciare l’Italia verso altri lidi dorati. Guai a ridurre loro lo stipendio, altrimenti li perdiamo (un po’ come i calciatori che lasciano l’Italia per il PSG o il Real).

Ma poi chi sarebbero questi grandi manager che il mondo ci invidia? Chi sarebbe il Pogba pronto ad andare via se il PSG o il Real dovessero offrire cifre folli? Sarà per caso Scaroni, AD dell’ENI, già condannato ad 1 anno e 4 mesi di carcere e ora di nuovo indagato per corruzione? Scaroni in Italia percepisce uno stipendio di 6.4 milioni all’anno, mica poco. Immagino che all’estero lo aspettino a braccia aperte: un pregiudicato pagato 13 miliardi di vecchie lire.

Siamo onesti: chi è che non lo vorrebbe in squadra. È un po’ come Vidal, conteso dalle migliori squadre europee. Sono sicuro che paesi come la Svezia, la Filandia, l’Olanda e la Germania abbiano necessità di pregiudicati da remunerare profumatamente. Credo che il mondo aspetti a braccia aperte manager come Pietro Franco Tali, ex amministratore delegato della Saipem dimessosi lo scorso dicembre dopo l’avvio delle indagini a suo carico, che ha guadagnato 6,95 milioni di euro. Sono sicuro che l’Inghilterra e la Francia non vedano l’ora di pagare 7 milioni di euro un indagato per tangenti. Mi pare un po’ come Cavani, comprato a peso d’oro dal PSG. Non trovate?

Sono altresì convinto che gli Stati Uniti e il Canada si contenderanno manager come Mazzacurati, il manager del consorzio Mose di Venezia, dimessosi dopo essere stato arrestato per sprechi e false consulenze, e che ha ricevuto una liquidazione di 7 milioni di euro. Chi è che non vorrebbe un manager così? Chi non darebbe 7 milioni di euro ad un manager arrestato per false consulenze? Non parliamo poi di Mastrapasqua (una ventina di incarichi, più un’altra ventina la moglie) e ora indagato, dei manager di Finmeccanica (Giuseppe Orsi, presidente e amministratore delegato è stato arrestato con l’accusa di corruzione internazionale) o delle banche (private certo, ma aiutate con fondi pubblici).

Esempi che il mondo ci invidia e che è pronta a strapparceli e pagarli a peso d’oro. Non possiamo perderli. E che diamine. Per questo io sto con Moretti: noi questi manager che hanno fatto grande l’Italia, dobbiamo tenerceli stretti. Altro che tagliar loro lo stipendio. Quale squadra lascerebbe partire Messi o Ronaldo? Ma siamo pazzi? Ma che paghino i pensionati e i lavoratori la crisi, altroché. Ma che si taglino i presidi ospedalieri, si chiuda qualche scuola di periferia e si licenzi qualche migliaia di dipendenti pubblici. Sarebbe folle ridurre lo stipendio di questi manager. Ma scherziamo? Andrebbero premiati, altroché.

Che poi in Italia esistano centinaia di migliaia di persone che servono onestamente e diligentemente il proprio paese con 20 mila euro all’anno, non conta. Che le forze dell’ordine, gli impiegati della pubblica amministrazione, i docenti servano con spirito di sacrificio il paese per molto meno a Moretti non interessa. O, chissà, forse manco lo sa. Mi pare che uno stipendio di 300 mila euro all’anno sia più che sufficiente per dirigere il Coni, la RAI, Equitalia, eccetera. Stiamo parlando di uno stipenio 15 volte superiore a quello di un qualsiasi dipendente pubblico. Senza ovviamente considerare i milioni di disoccupati, inoccupati, precari e sfruttati, con i quali il paragone non sarebbe manco possibile.

Credo che si possa essere amministratori delegati dell’ANAS senza percepire 750 mila euro all’anno, o amministratori delegati dell’Enav senza dover percepire 503 mila euro. Credo si possa essere AD di Sogin senza avere uno stipendi di 570 mila o dell’Expo 2015 senza percepire 428 mila. Infine, detto tra di noi, si può essere presidente e AD del Poligrafico e Zecca dello Stato senza per questo dover incassare 600 mila euro all’anno.

Ma se, una volta tagliati gli stipendi di questi professionisti, essi volessero lasciare l’Italia avranno tutta la mia comprensione. Sono sicuro che si possono trovare migliaia di giovani, ben qualificati, pronti a sostituire questi fuoriclasse. Certo, non saranno come Messi e Ronaldo, ma sono sicuro che faranno bene il loro dovere.

(24 marzo 2014) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.es/[/url]
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