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'Facebook e dintorni. Noi, i confinati dalla ''Bolla-Filtro'''

'Zuckerberg e altri giganti dei social saranno ricordati non per il fiuto in affari, ma per come gestiranno il problema della ''bolla-filtro''.'

'Facebook e dintorni. Noi, i confinati dalla ''Bolla-Filtro'''
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13 Luglio 2016 - 05.55


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Zuckerberg,
Dorsey ed altri giganti dei social media saranno ricordati non per il loro successo
negli affari, ma per il modo in cui saranno riusciti a gestire il problema della
“bolla-filtro”

Nel
2011, il noto ed esperto attivista digitale Eli Pariser pubblicava il libro “Il filtro: quello che Internet ci nasconde” (edito
in Italia nel 2012 da Il Saggiatore, NdT).
Nel suo libro, poneva una questione: a mano a mano che i media che noi utilizziamo diventano sempre più personalizzati sui nostri gusti e sui nostri desideri, siamo sempre meno esposti a persone e idee con
cui siamo in disaccordo
. Il risultato è un indebolimento dei vincoli che
tengono le nostre società tollerabilmente connesse, ed una diminuzione della
nostra capacità di affrontare insieme sfide che potrebbero
richiedere la nostra disponibilità a raggiungere un compromesso di qualche tipo con altri con cui non siamo soliti
essere d’accordo. Pariser ha definito questo problema la “bolla-filtro”.

Il
libro di Eli Pariser è stato ormai pubblicato diversi anni fa, e molti lettori
di questo articolo sbufferanno all’idea di un’altra ripresa dello stesso tema.
Ma noi viviamo nell’era del Brexit e di Donald Trump, il che ha dato alla
questione, probabilmente, una certa visceralità di cui forse essa mancava
appena sei mesi fa.

Una prospettiva britannica

Io
vivo nel Regno Unito, e nel caso voi abbiate vissuto dormendo in una caverna
recentemente, il mese scorso il 52 per cento dei miei compatrioti ha votato per
abbandonare l’Unione Europea.

Per
quelli di noi che vivono queste isole, gli ultimi mesi sono stati caratterizzati
da una guerra mediatica particolarmente intensa, persino rispetto ai normali
standard elettorali. Attraverso questo
conflitto, tuttavia, la “bolla-filtro” di Pariser si è mostrata chiaramente
nella sua azione, e prima del voto ho avuto modo di avere numerose
conversazioni con persone che esprimevano la loro preoccupazione sul fatto che
i feeds dei loro social media
facevano arrivare così poche
informazioni a proposito degli argomenti e dei punti di vista della fazione
opposta
a quella di cui sostenevano la posizione.

Il
giorno successivo alla proclamazione dei risultati del referendum, ho deciso di
mettere in moto Facebook e di usarlo
per andare attivamente a caccia, al di fuori dei miei consueti social network,
per vedere cosa stessero dicendo i vincitori: volevo assistere alle loro
celebrazioni, vedere cosa li rendeva felici. Quello che ho visto mi ha portato
a scrivere quanto segue:

Traduzione: 

Un appello
a chiunque io conosca che lavori a Twitter, Facebook, Google ecc., e alle
persone che possano avere influenza su di loro.

Sto
attivamente cercando, attraverso Facebook, persone che stiano festeggiando la
vittoria al referendum sul Brexit, ma la bolla-filtro è COSI’ FORTE, e COSI’
ESTESA in cose come gli algoritmi di ricerca di Facebook, che io non riesco a
trovare nessuno che sia felice a dispetto del fatto che più della metà del
Paese è oggi ovviamente in festa e nonostante il fatto che io stia attivamente
cercando di sapere quello che essi
stanno dicendo in questo momento.

Questo problema è così grave e così cronicizzato che io
posso solo pregare ogni mio amico che al momento lavori per Facebook o per
altri importanti social media e imprese tecnologiche, affinché si rivolga ai
propri capi e dica loro che non agire ora su questo problema equivale a sostenere
e supportare la distruzione delle fondamenta delle nostre società. La
circostanza che tali persone non appaiano come dei terroristi, o degli
anarchici – e che essi non stiano partecipando deliberatamente a questa
distruzione – non è una scusa. L’effetto è identico, e noi stiamo vivendo in
paesi in cui una metà della popolazione non sa semplicemente più nulla di nulla
dell’altra.

È nella possibilità di persone come Mark Zuckerberg fare
qualcosa al riguardo, se saranno abbastanza forti ed abbastanza saggi da
rinunciare a una piccolissima parte del valore del loro capitale azionario a
favore del benessere di intere nazioni e del mondo nel suo complesso.

Ora,
io non sono esattamente un pesce grosso sui social media, ma questo solo tweet
ha raccolto più di 800mila reazioni, fino ad ora. Ha chiaramente avuto una
grande risonanza. La maggior parte delle reazioni sono state a sostegno della
mia posizione, sebbene alcuni commenti siano stati ragionevolmente critici
sulle mie abilità di utilizzo delle funzionalità di ricerca di Facebook (per
rispondere a questo ho pubblicato a parte un altro post sulle mie modalità di
ricerca
perché non è questo il problema in discussione qui).

Mentre
meditavo sulla curiosa diffusione di questa mia idea, nel fine settimana, un
pensiero mi ha attraversato la mente: se la ricerca, nei prossimi dieci anni,
potesse mostrare concretamente che esiste un legame tra la bolla-filtro dei
social media e il comportamento politico dei loro utilizzatori (e probabilmente
siamo agli albori di questo tipo di analisi), ciò potrebbe avere enormi
conseguenze sulla reputazione a lungo termine delle figure di spicco del mondo
dei social media. La bolla-filtro potrebbe, di fatto, diventare un elemento di
importanza fondamentale nel definire l’eredità storica delle superstar della
Silicon Valley.

Eredità storica

Generalmente
io ritengo che i leader del mondo della tecnologia aspirino a essere ricordati
come persone che sono riuscite a sviluppare e a far crescere tecnologie che
hanno indiscutibilmente rappresentato un brillante fattore di progresso per
l’umanità. Essi sperano di essere ricordati insieme ad Edison (lampadine
elettriche), Fleming (penicillina), Marconi (radio).

Ma
c’è sempre un pericolo di fondo, quando si è protagonisti di un’epopea di
successo negli affari. Il pericolo è quello che, invece di ritrovarsi vicini ad
Edison, si finisca per essere ricordati insieme ad Alfred Nobel (dinamite), o
Othmar Zeidler (DDT), o Thomas Midfley (gas CFC), cioè come persone che
sinceramente, e onestamente, pensavano di portare grandi cose alll’umanità, ma
il cui lascito si è rivelato in modo inimmaginabile molto più oscuro di quanto
osassero sperare.

Ora,
io non so fino a che punto la bolla-filtro abbia contribuito all’esito del voto
nel Regno Unito in occasione del referendum – spero che qualcuno più abile del
sottoscritto abbia la possibilità di fare una seria ricerca con dati che
possano collaudare tale ipotesi – ma io di certo vedo un mondo che tende sempre
più a polarizzarsi e a fare a pezzi se stesso su centinaia di fronti diversi. E
sì, è facile sostenere che si tratti semplicemente di cambiamenti
nell’economia, o di una tendenza religiosa contro un’altra, o di conflitti per
la terra o per l’acqua, così come è altrettanto facile sostenere che sia
stupido il solo suggerire che le aziende che possiedono i social media possano
avere un grande impatto quando sono in gioco fattori che hanno un così alto
potere di coinvolgimento e motivazione.

Ma
se voi lavorate per un’azienda che gestisce un social media, o siete dei suoi
azionisti, non dovreste usare queste ovvie verità come una scusa per non far nulla riguardo il problema della
bolla-filtro. Perché è vero che forse voi non potete fare nulla per risolvere i
conflitti territoriali, le dispute sull’acqua, gli effetti delle crisi
economiche, ma potete fare qualcosa
per questo problema; rientra nelle vostre possibilità. Voi potete studiare e testare metodi per esporre le persone a flussi di
informazione con cui non siano in piena sintonia fino al punto in cui sia
possibile stabilire una modalità che non comporti che i vostri utenti non
vogliano abbandonare le vostre piattaforme a frotte. Voi potete condividere le
vostre informazioni relative allo stato del problema della bolla-filtro in modo
trasparente ed aperto con la comunità della ricerca e della tecnologia, in modo
che noi possiamo provare a sviluppare delle soluzioni insieme. E sì, da
conversazioni che ho avuto con persone che operano nel settore dei social media
ho potuto apprendere che le questioni tecniche attorno a questo problema sono
molto complesse, ci arrivo anch’io a comprenderlo. Ma queste difficoltà
tecniche non vi hanno mai spaventato, fino ad oggi, quindi perché dovreste
iniziare oggi ad avere paura di affrontarle?

“Una casa in cui regna la
divisione non può sopravvivere”
, disse Abramo Lincoln. Gli uomini che dirigono le aziende che gestiscono i
social media oggi hanno un potere maggiore, sulle divisioni che regnano sulle
nostre comunità, di chiunque altro. Io spero che capiscano che il nostro
destino ed il nostro lascito alle generazioni future dipendono dalle azioni che
si prenderanno ora.

Nota conclusiva: potreste trovare strano che io non abbia raccolto ed organizzato, qui,
una serie di prove a dimostrazione dell’esistenza della bolla-filtro, e del
fatto che essa rappresenti veramente un tale problema. Il motivo della mia
omissione è che io credo che lo staff delle grandi compagnie dei social media
conosca perfettamente il problema nei termini più precisi ed accurati di
chiunque altro non faccia parte della loro comunità. La questione non è se
conoscano il problema, la questione è se intendano agire per affrontarlo.

Traduzione per Megachip a cura di Giampiero
Obiso.



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