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Lo shock tecno-digitale che ha lobotomizzato la Sinistra

Internet è la prima cosa che l'umanità ha costruito senza capire di che si tratta. È il più grande esperimento di anarchia che si sia mai realizzato. Chi difende gli oppressi, ora?

Lo shock tecno-digitale che ha lobotomizzato la Sinistra
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24 Settembre 2017 - 21.56


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di Glauco Benigni.

 

Con la caduta del Muro di Berlino, l’arbitro invisibile registrava sulla lavagna della Storia la fine della partita “Guerra Fredda Classica” e riconosceva la vittoria “ai punti” dell’Impero USA e dei suoi Alleati. A seguito dello storico evento l’«Internazionale Comunista DOC», quella che aveva studiato Marx, Lenin e Gramsci e che aveva usato la visione di Mosca (talvolta) quale bussola per perseguire il sogno evolutivo, si ritrovò a navigare a vista.

Nei diversi territori, al variare del grado di onestà dei gruppi dirigenti, fu per alcuni “tana libera tutti”, per altri invece fu l’anticamera del delirio.

Invece di perseguire l’obiettivo “socializzare i mezzi di produzione”, i governi e le classi medie s’erano fatti sedurre dall’idea, promossa dalla finanza, di “socializzare i profitti”… improvvisamente, al fine di distribuire la ricchezza, anche se solo sulla carta, appariva più facile comprare in Borsa azioni delle aziende multinazionali piuttosto che requisire le fabbriche e nazionalizzare le banche.

I grandi network tv commerciali inondavano i salotti di pubblicità. Il Fondo Monetario Internazionale e la World Bank conclamavano il loro ruolo di gendarmi degli accordi di Bretton Woods. Il GATT, divenuto in seguito World Trade Organisation, si attrezzava per attrarre nella sua orbita la (a quel tempo) riottosa Cina.

Erano i primi anni 90 e la Silicon Valley aveva già in gran parte assunto il ruolo di nursery dove nascevano e fiorivano le botteghe del Rinascimento Digitale. Un dandy insolente e smaliziato in quella stagione affermò con tono leggiadro: «Peccato! La sinistra ha perso perché Marx non poteva immaginare l’avvento del microchip». Pensava di scherzare, di condurre la riflessione ai limiti dell’assurdo. Ma in realtà stava affermando una certa dose di verità con la quale si sarebbero fatti i conti in divenire.

Ottusamente, tutti quei sindacalisti, accademici, politici, economisti, ecc., che avevano fondato le loro carriere e le loro aspettative sull’ipotesi che nell’estenuante braccio di ferro tra Lavoro e Capitale il primo avrebbe inevitabilmente avuto soddisfazione e riconoscimento, osservavano la neonata Era Digitale come un fenomeno “sovrastrutturale”. Per loro era solo uno dei tanti possibili tsunami di nuove conoscenze e pratiche che comunque, dopo un picco di manifestazione acuta, avrebbe confermato, nel tempo, un solo grande verdetto: El pueblo unido jamás será vencido. Il Lavoro vincerà.

I partiti della sinistra “classica” e i sindacati che difendono il Lavoro avevano nel loro DNA la certezza della vittoria finale … il Capitale Demonio e i suoi corifei non praevalebunt sulle forze vitali incarnate in centinaia di milioni di lavoratori. Dipendenti sì, ma indispensabili alla produzione di valore. Indispensabili al progresso. Per una settantina d’anni, chi ci credeva, era stato sorretto da una vera fede. Era stato allevato e cresciuto all’interno di una cultura che si riteneva egemone.

Ancora 30 anni fa era così che pensava la sinistra “classica”, quella che aveva – senza dubbio – contribuito alla evoluzione/emancipazione della classe operaia e in gran parte anche della classe media. Si considerava una forza planetaria (quasi) organizzata, incardinata con il fior fiore degli intellettuali a sua disposizione che mitragliavano in continuazione i ricchi, i padroni, i capitalisti e che riuscivano, grazie alle loro opere critiche, ad ottenere anche premi Nobel e Pulitzer e statuette d’oro nei festival di Cinema.

Certo qualche dubbio cominciava ad insinuarsi, vista la performance di storici comunismi quali quello russo e quello cinese. “Ma – diceva la sinistra “classica” – dove vuoi che vada il capitalista? Si agita, imbroglia, cerca nuovi mercati, inventa guerre, ma DEVE produrre merci e DEVE trasportarle, DEVE costruire infrastrutture e fornire servizi. Quindi torna al tavolo delle trattative… E poi ci ha la Crisi Ciclica, ci ha la Caduta Tendenziale del Saggio di Profitto … l’ha scritto il barbuto Carlo!”

Le cose però, nel quarto di secolo successivo, non sarebbero andate proprio così.

Nessuno poteva immaginare cosa stesse per succedere. Solo oggi contempliamo, impotenti, gli effetti della robotizzazione, del trionfo degli algoritmi e della Intelligenza Artificiale e registriamo con dolore che il capitale, per perpetuarsi, ha sempre meno bisogno di forza lavoro umana.

Stiamo viaggiando verso l’inverosimile, verso il superamento del concetto di “umanità” elaborato nei secoli scorsi. Elon Musk, cofondatore di Paypal, la più grande società di pagamenti online del mondo, amministratore delegato di Tesla (auto elettriche) e SpaceX (viaggi su Marte), ha in programma di collegare il nostro cervello al computer grazie all’impianto di elettrodi. Musk ritiene che gli esseri umani abbiano bisogno di qualcosa in più per competere con l’intelligenza artificiale e ha lanciato l’avvio di Neuralink, una società registrata in California lo scorso luglio come una ditta di “ricerca medica”. Lo stesso Musk tiene conferenze qui e là nel pianeta sostenendo l’ipotesi del reddito di cittadinanza globale garantito, affinché, quando saranno privati del lavoro, gli umani possano comunque sopravvivere. “E’ inevitabile!” sostiene con un candido sorriso… e il valore delle azioni delle sue società crescono esponenzialmente in Borsa. 

Del resto Musk deve fare i conti con i suoi competitors cinesi. “Zero diritti, nessun permesso sindacale, ferie o malattia”. Stiamo parlando della prima fabbrica al mondo senza operai. Nascerà in Cina, a Dongguan, il primo stabilimento in cui il lavoro umano sarà completamente rimpiazzato da quello dei robot. È la Shenzhen Evenwin Precision Technology: inizialmente circa 1.000 robot saranno impiegati presso lo stabilimento. Per produrre cosa? Componenti per smartphones, ovviamente. Come? Usando quegli stessi materiali: litio, cobalto, grafene alla cui estrazione sono dedicati anche decine di migliaia di bambini resi in schiavitù.

La Rivoluzione Digitale, a-ideologica e a-valutativa, si sarebbe manifestata nelle case, attraverso gli schermi (tv-PC-smartphones) e nelle teste di miliardi di nuovi lavoratori, ai quali la parola “comunismo” cominciava a mettere pure un po’ paura.

Lì giunta avrebbe ridisegnato la loro la visione del presente e del futuro e avrebbe prima indicato, poi imposto, i nuovi stili di vita. Avrebbe sussunto al suo interno quasi tutte le facoltà educazionali che nella tradizione erano esercitate dalla famiglia, dalla scuola, dal gruppo primario di appartenenza. Avrebbe indicato norme e gerarchie da accettare irreversibilmente con un semplice click sul quadratino “I accept”.

La stessa Rivoluzione Tecnologica e Digitale si sarebbe finanziata non grazie al plusvalore classico tanto caro agli economisti marxisti, ma al valore generato nelle Borse e specialmente al Nasdaq.

Microsoft e Apple hanno moltiplicato per 15 il loro valore in 24 anni; Amazon invece in 19 anni ha moltiplicato il suo valore per 50! Google/Alphabet in 12 anni ha moltiplicato il valore per 8,5; mentre Facebook in soli 4 anni ha moltiplicato il valore per 9,1. È questo un fenomeno che non ha precedenti nella Storia e che tanto più deve far riflettere se si paragona alle performance dei titoli guida di settori totem della rivoluzione industriale. Ford dal 1993 a oggi è passata da 10 a 11,6 dollari; General Electric si è limitata a raddoppiare il valore; la U.S. Steel Corp., società fondata da J.P. Morgan, che fino al 1980 era la più grande azienda per la produzione di acciaio, valeva 22$ per azione nel 1993 e oggi… vale sempre 22$. Un vero disastro per la Old Economy. Una Waterloo anche per tutte le analisi che ad essa e da essa erano ispirate .

Il nuovo plusvalore, generato invece da singoli individui si sarebbe generato da tastiera e mouse; l’automazione avrebbe condotto a quantità di merci – molto più scadenti ovviamente – prodotte con forza lavoro inferiore.

Il “decentramento” della produzione avrebbe condotto all’ottimizzazione dello sfruttamento più selvaggio. Forse per la Old Economy c’è stata anche una sorta di “caduta del saggio di profitto”. Di certo la New Economy ha prodotto una vertiginosa “caduta del costo dell’Ora Lavoro” . Il tutto – e anche qualcosa di più sul piano del controllo sociale – dovuto alla cosiddetta Innovazione Digitale e alla sottovalutazione dei suoi effetti.

Del resto le élites della Sinistra avevano già sottovalutato gli effetti della Televisione Commerciale e della Pubblicità o comunque li avevano subiti e si erano “adattate”, in quanto tali effetti si generavano in aree nelle quali non avevano strumenti per intervenire. La tv commerciale e la rete internet, intese quali enormi cavalli di Troia, non li costruiva la Sinistra, la Sinistra antiprotezionista non poteva e non voleva “negoziare” il loro ingresso nei territori. Ma la Sinistra non aveva idea di ciò che ne sarebbe fuoriuscito, non se lo chiedeva neanche: si era invaghita dell’idea platonica del Mercato.

In Italia l’ex PCI, PDS, DS, Ulivo e succedanei … seppelliti Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer, misero in piedi una Cosa “indicibile” e cominciò la lunga marcia verso una socialdemocrazia annacquata, ufficialmente consapevole ed equidistante tra Lavoro e Capitale, in realtà sempre più lontana da quelle classi che erano state il suo humus più fertile.

Anche gli sforzi e i richiami all’ortodossia delle frange più estremiste, negli anni, si sono rivelati inutili. 

Fra l’altro la stessa definizione mitologica di Capitale rivelava, al suo interno, una serie infinita di nervature che aggrovigliavano e confondevano il concetto mirabilmente indagato nei secoli scorsi. Il Capitale diventava transfrontaliero, circolava liberamente, anonimamente e sempre più velocemente, trasmutava nel neoliberismo o liberismo integralista, riciclava a grande velocità forme di neocolonialismo e mercantilismo, imponeva il protezionismo quando ne aveva bisogno e nel contempo giustificava e riaffermava se stesso nei media mainstream e nella Rete, pur lasciando nella nuova dimensione del web ampi spazi al dissenso, ma di fatto impadronendosi del timone dell’organizzazione del Consenso di massa. Niente paura. È la Globalizzazione baby!

Come ha fatto l’élite del potere digitale a rendere rauca e traballante la Sinistra?

Intanto recuperando nei supermercati e nell’area del tempo libero – grazie alla creazione di stili di vita forsennati – tutto il valore che aveva ceduto durante i negoziati con la forza lavoro.

Poi agendo sulla contrapposizione generazionale e di genere, alla confluenza tra sex, drugs, rock and roll e diritti civili. Spostando il confronto tra padroni del futuro e oppressi all’interno di un mosaico più multi-tribale che sociale, fatto di passioni estetizzanti ed emozioni, in cui l’individuo e i suoi bisogni di libertà personali assumevano un ruolo centrale, ma apparivano sempre più messi a repentaglio.

Seducendo, seducendo, grazie a inconsapevoli e ambigui testimonials del Power Show, in cui Hollywood gioca il ruolo della Formula 1 e la Tv, la stampa e il web commerciale quello dei circuiti di massa, andò così fino al 2008. A quel punto il mondo del lavoro e del risparmio, le famiglie, i partiti e le associazioni di difesa dei consumatori furono tutti chiamati al duro confronto con Sua Maestà la Crisi.

Un fantasma? Chissà? Un’entità sovrannaturale fatta di misurazioni e affermazioni divulgate da alcuni sacerdoti del potere globale, tra cui brillavano per diligenza, le Big Three: Fitch, Moody’s, Standard and Poor’s, ognuna regolarmente “partecipata” da potenti aziende multinazionali.

I diversi Governi occidentali, a quel segnale, ormai retti da maggiordomi comprati e ossequiosi delle élites planetarie, timorosi di essere rimossi dal Washington Consensus orchestrato al Fondo Monetario Internazionale, alla FED e alla BCE, cominciarono a muoversi molto decisamente alla luce delle nuove parole d’ordine: fiscalizzare, erodere risparmio privato, privatizzare, etc… Le esili sovranità nazionali e le loro costituzioni si rivelarono (già) inondate, pervertite e travolte dai Trattati Internazionali e la Sinistra, beotaemente ossequiosa dell’idea di “meno Stato e più mercato”, mossa ormai solo dal gioco delle maggioranze alternate, contraria per dogma ai proventi in nero a meno che non siano a favore delle multinazionali, autorizzata localmente dalla lotta alla mafia e dallo show del terrorismo internazionale, cominciò a condurre i lavoratori salariati e comunque tutti gli aventi reddito, ormai definiti semplicemente “contribuenti”, alla fustigazione del pareggio di bilancio e del Fiscal Compact e alla sudditanza nei confronti delle banche erogatrici di prestito gonfiato e feroci esattori del debito pubblico. Bruxelles rafforzò inverosimilmente la sua influenza sulla traballante sovranità nazionale, il Parlamento divenne luogo di ratifica di ordini che giungevano da altrove, il Ministero degli Interni finalmente aumentò gli organici. Per ridurre la disoccupazione, ovviamente.

Oggi cosa resta di quella Sinistra sotto shock tecno-digitale ? Quella stessa forza che aveva in gran parte ispirato l’emancipazione “dal mondo del bisogno al mondo delle libertà”? Resta la sequenza ibrida: Monti, Letta, Renzi, Gentiloni? Resta un PD fatto di un grottesco vertice ossequioso della NATO e della salvezza delle banche, che invoca sacrifici per tutti. Resta un PD che governa senza alcun vero consenso misurato nelle urne.

Si può intravedere in tutto ciò ANCHE un effetto perverso della Innovazione e della Rivoluzione Digitale? Sì certo, perché l’effetto si coniuga inoltre molto bene con: la crisi del dollaro continuamente rimandata dalla Fed e dai partner commerciali degli USA, con le guerre imperiali del dopo 11/9, con la sterzata liberista globale e con l’espansionismo della Cina in particolare. 

Quale Sinistra potrebbe esserci in un mondo in cui vale la legge imperiale: “Chi prende il piatto ha ragione”?

Quale Sinistra potrebbe esserci in un mondo in cui la democrazia è stata occultamente sostituita dal sistema dei portatori di interessi? Interessi rispetto ai quali i diritti della società civile si sciolgono come neve al sole mentre si esaltano quelli delle corporation?

Ancora a proposito di Rivoluzione Digitale Globale e Sinistra. Secondo gli analisti maggiormente dentro a queste questioni: gente delle Nazioni Unite, rappresentati di governi e accademie, lobbisti squisiti delle Grandi Companies della Rete e nuovi eroi digitali della società civile, tra cui brillano Mr. Assange e Mr. Snowden, il confronto tra Potere tout court (1%) e Base planetaria (99%) degli utenti-elettori-consumatori si è ormai spostato in gran parte all’interno del dibattito sulla governance di internet. È qui infatti che si discute di futuro e cultura del III millennio, di internazionalismo o sovranismo, di lavoro e remunerazione del lavoro in rete. E’ nel web che si pratica la finanza, l’e-commerce e il day trading; si dibatte la libertà di espressione, distribuzione del pensiero e accesso, di biogenetica, di Net Neutrality intesa quale uguaglianza di diritti, di controllo occulto e accumulazione di Big Data che creano uno Stato trasversale di polizia digitale, e così via.

È in Rete che mani occulte coordinano gli attentati. È in Rete che si discute di guerra e pace, in ogni lingua e in grandissima scala.

Eric Schmidt ha affermato che «Internet è la prima cosa che l’umanità ha costruito senza capire di che si tratta. È il più grande esperimento di anarchia che si sia mai realizzato».

Non possiamo dimenticare che chi ha pronunciato queste parole è l’ex capo di Google, un 62enne da 10 miliardi di dollari, oggi capo del conglomerato Alphabet (nel quale Google è confluito) e considerato uno dei maggiori esperti di ciberguerra al mondo. Secondo Julian Assange è lui la “mente digitale” del Pentagono. E non è stato smentito. 

Molte cose sono cambiate profondamente dalla caduta del Muro di Berlino a oggi. La Rivoluzione Digitale romba, ma è ancora solo agli inizi. Pertanto è anche a questo tavolo che si vedranno la nobiltà di intenti e la capacità di difesa degli oppressi, al di là delle tradizionali definizioni di appartenenza ideologica e politica.

 

 

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