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di Pietro Ancona.
Landini ha espresso soddisfazione per la sentenza di Torino che riconosce alla Fiom il diritto di stare in fabbrica seppur non firmataria degli accordi aziendali. In effetti mi pare che starà in fabbrica come un coniuge separato che avrà alcuni diritti ma non potrà essere partecipe dei processi decisionali riservati ai firmatari degli accordi. Su questo ha influito certamente l”accordo interconfederale che la CGIL assieme a Cisl ed Uil hanno firmato il 28 giugno scorso con la Confindustruia accordo che sembra avere ispirato la soluzione trovata dal giudice.
Inoltre la Fiom ha perso la causa nel suo focus più significativo riguardante il riconoscimento della Newco. E” stato chiaro a tutti e sotto la luce del sole che la Newco viene costituita per azzerare lo stato delle relazioni interne alla fabbrica per danneggiare i diritti dei lavoratori che vi prestano attività . Ma la NEWCO per essere tale deve avere proprietà , capitali e ragione sociale davvero diversi da quelli di prima (come nel caso Alitalia).
Qui la proprietà era Fiat e Fiat rimane, si producevano automobili e si produrranno automobili, niente viene modificato rispetto a prima. Si tratta di una operazione camaleontica di una mera sostituzione della insegna allo ingresso dello stabilimento. Perchè il giudice accetta una così plateale truffa ai danni dei dipendenti? Si è aperta la strada a quanti vorranno liberarsi dei gravami che maturano in anni di attività nei confronti di terzi e di metterli davanti all”alternativa di accettare una conditio ex novo o di andarsene a casa. Come se un operaio che ha quarantacinque anni e che da venti lavora in fabbrica possa tornare alla condizione iniziale della sua occupazione,alle nuove condizioni dettate dal datore di lavoro.
I giudici non vivono dentro una torre eburnea separati e distanti dalla società in cui esercitano la magistratura. Il giudice di Torino e prima di lui quello di Melfi sanno che il vento spira per spogliare i lavoratori di ogni loro diritto. Sanno che la CGIL ha mal visto e tollerato appena l”intransigenza della FIOM . Sanno che l”accordo del 28 giugno è stato incubato maturato e scritto per favorire un riferimento interconfederale alle ragioni della Fiat. Sanno che la Camusso ha posizionato il Direttivo della CGIL con 117 voti contro 21 per la logica che sottosta alla sentenza del Giudice. Perchè il Giudice dovrebbe dare ragione alla FIOM e scontentare la Fiat e con essa la CGIL, il PD, il Sindaco di Torino e tutto l”establishment italiano?
Lo avrebbe dovuto fare per ragioni di giustizia, per scrivere una pagina liberale nella storia della magistratura del lavoro. Non ha voluto farlo ed ha cercato e trovato una mediazione opportunistica squilibrata a vantaggio della Fiat. Il giudice ha sentito che il giuslavorismo della Bocconi di Ichino e di Boeri oggi è suffragato dagli orientamenti della CGIL, del PD, di parte della sinistra italiana e sa che le prossime leggi di questo Parlamento saranno in coerenza con le scelte generali di politica economica che hanno devastato il welfare italiano.
Una fabbrica organizzata in coerenza con le scelte liberiste che postulano un impoverimento dei produttori a vantaggio dei proprietari e degli imprenditori. Una fabbrica meno libera con salari insufficienti in un Paese impoverito ed angosciato dai messaggi terroristici che arrivano dal potere sulla stabilità finanziaria e sullo stesso valore dell”euro.
Pietro Ancona – già sindacalista della CGIL e membro del CNEL
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