La stampa israeliana di questi gorni mette in risalto la sconfitta subita dagli Stati Uniti in Siria. Un significativo articolo è sta pubblicato ieri dall’influente giornale israeliano Haaretz in cui si annuncia la sconfitta degli Stati Uniti in Siria, con l’accusa esplicita a Washington di aver consegnato la Siria su un piatto d’argento all’Iran ed alla Russia (“Trump Officially Hands Syria Over to Russia and Iran” ).
L’articolo allude alla decisione di Trump di sospendere l’aiuto militre della CIA ai “ribelli siriani” come un regalo di fatto ai russi ed ai siriani.
Il fallimento della strategia USA si estende anche ad Israele, cosa che ha provocato l’ira degli ambienti politici israeliani ben rappresentata da un articolo di un giornale molto vicino all’establishment di Tel Aviv. Appare chiaro che gli israeliani che avrebbero preferito assistere alla vittoria di Al Qaeda (corrispondente a gruppo Al Nusra) o del califfato islamico (l’ISIS).
Il giornale evoca la demoralizzazione e lo sconforto che si è diffuso fra gli jihadisti, dopo essersi sentiti abbandonati dai loro patrocinatori visto che, la decisione di Washington, comporta quella a seguire dei loro fantocci, ovvero le monarchie petrolifere del Golfo Persico che hanno sempre finanziato e sostenuto i gruppi terroristi in Siria con il placet di Washington e dei suoi alleati della NATO: Arabia Saudita, Qatar Emirati Arabi, Kuwait.
Secondo Haaretz, tutto sembra iniziato con la pesante sconfitta degli jihadisti ad Aleppo, nonostante le tonnellate di armi ricevute dalla CIA e dai sauditi e la propaganda dei media occidentali che ne sostenevano la causa. Gli jihadisti sono stati abbandonati al loro destino e non sono stati neppure più utilizzati sul piano politico.
Persino l’Amministrazione di Obama si era resa conto di questo. L’attacco con missili fatto dagli USA contro la base aerea siriana di Shayraat, in Aprile, è stata essenzialmente un gioco di specchi, gli avvenimenti marciavano in senso opposto.
“Per quanto gli statunitensi e britannici stiano sostenendo le formazioni curde della Siria di fronte al Califfato Islamico nel nord, non è è meno sicuro che nel sud del paese sono l’Iran e la Russia queli che si sono incaricati di garantire la sicurezza, instaurare una zona di distensione e, soprattutto di prendere l’iniziativa politica”, afferma il giornale.
Rimane da chiarire cosa faranno le monarchie del Golfo con le truppe jihadiste, una volta che gli USA abbiano deciso di disfarsi di queste. Possibilmente continueranno a sostenerle, aggiunge Haaretz, nonostante la decisione di Washington. In alternativa le utilizzeranno su altri teatri di destabilizzazione.
Tuttavia questa non è una decisione fondamentale per Israele. Quello che preoccupa maggiormente il Governo di Tel Aviv è l’escalation di tensione fra Stati Uniti e Turchia. Tanto per il Pentagono come per la NATO, il fatto che una agenzia turca abbia pubblicato la mappa con la ubicazione precisa delle basi USA nella zona nord della Siria, è “un tradimento”.
D’altra parte il crescente riarmo dei curdi con equipaggiamenti militari molto sofisticati stà scatenando la reazione dei turchi, ogni volta più distanziati dagli USA. Ad Ankara nessuno dubita che dette armi si rivolgerannopresto o tardi contro la Turchia e che l’appartenenza della Turchia alla NATO non procura al paese ottomano alcun beneficio.: “gli Stati Uniti hanno preferito i curdi piuttosto che i loro alleati”, questa l’amara constatazione dei turchi sempre più furiosi con l’Amministrazione Trump.
Tuttavia se la Turchia non si sente più vincolata all’alleanza con gli USA, tanto meno i curdi possono contare molto sull’alleanza con Washington. Prima o poi anche i curdi finiranno per rivolgersi all’Iran o alla Russia, se vorranno ottenere qualche concessione alle loro rivendicazioni, aggiunge Haaretz.
L’analisi del fallimento degli USA finisce così:” in Siria tutti gli sguardi si rivolgono verso l’Iran e la Russia perchè gli USA hanno disertato lo scenario. L’iniziativa è nelle mani di questi due paesi, tanto sul terreno militare come in quello politico”, conclude il giornale israeliano.
Fonte: Haaretz
Traduzione e commento di Luciano Lago