di Giuseppe Masala.
La crisi tra gli Stati del Golfo Persico scoppiata il 5 Giugno, che ha portato all’interruzione dei rapporti diplomatici tra il Qatar da un lato – accusato di intessere rapporti con organizzazioni terroristiche – e Arabia Saudita, Bahrain ed Emirati Arabi Uniti dall’altro, ha anche importanti risvolti finanziari.
Secondo gli analisti di Commerzbank, il piccolo ma ricchissimo Emirato potrebbe essere costretto a sganciare la propria valuta dal dollaro, consentendole così di fluttuare liberamente sul mercato.
Questa scelta sarebbe figlia della necessità da parte della locale banca centrale di evitare che le riserve in dollari siano completamente prosciugate dalla necessità di difendere il cambio con la valuta statunitense. Che la preoccupazione sia fondata lo ha detto la stessa banca centrale di Doha comunicando che nel mese di Giugno le riserve in dollari sono diminuite di ben 10,4 miliardi.
L’eventuale abbandono del cambio fisso con il dollaro però comporterebbe il ritiro degli investimenti in Qatar da parte degli investitori internazionali e ciò danneggerebbe irrimediabilmente la strategia di diversificazione dell’economia portata avanti in questi anni dal governo.
Una situazione che non favorisce certamente la distensione tra gli Stati contendenti. Infatti il Governo di Doha ha richiesto – quasi per dispetto – che i luoghi santi dell’Islam situati nel territorio dell’Arabia saudita siano posti sotto tutela internazionale. Un affronto inaccettabile per Riad, che ha tuonato considerando la proposta qatariota come una vera e propria dichiarazione di guerra.