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La finanza occidentale: un castello di carte appoggiato sulla corruzione

'La FED stampa denaro, determina prezzi irrealistici dei titoli. Aggiungiamo le manipolazioni sull''oro, eppure il dollaro non crolla. Ecco perché. [Paul Craig Roberts]'

La finanza occidentale: un castello di carte appoggiato sulla corruzione
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18 Novembre 2014 - 12.24


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di Paul Craig Roberts.

ATLANTA, 15 novembre (Sputnik) – Così come si è accorta la
maggior parte degli americani, sebbene non i media finanziari, il
Quantitative Easing (un eufemismo per dire lo stampare il denaro) non
è riuscito a recuperare l”economia americana.

Allora perché il Giappone ha adottato questa politica? Dal
momento in cui nel 2013 ha avuto inizio la stampa di denaro a pieno
regime, lo yen giapponese è caduto del 35 per cento nei confronti
del dollaro USA, un grosso costo per un paese dipendente dalle
importazioni di energia. Inoltre, l”economia giapponese non ha
mostrato alcuna crescita in risposta allo stimolo QE tale da
giustificare l”aumento del prezzo delle importazioni.

Nonostante la mancanza di risposta allo stimolo da parte
dell”economia, il mese scorso la Banca del Giappone ha annunciato un
aumento del 60 per cento nel Quantitative Easing da 50 a 80 trilioni
di yen all”anno.

Albert Edwards, stratega della Societé Generale, prevede che la
zecca giapponese farà precipitare lo yen da 115 yen per dollaro a
145.

Si tratta di una previsione, ma perché rischiare la realtà? Che
cosa ha da guadagnare il Giappone dalla svalutazione monetaria? Qual
è la filosofia che sta dietro una tale politica?

Una spiegazione semplice è che al Giappone è stato ordinato di
distruggere la sua valuta al fine di proteggere un dollaro USA
eccessivamente stampato. Come uno stato vassallo, il Giappone patisce
l”egemonia politica e finanziaria statunitense ed è incapace di
resistere alle pressioni di Washington.

La spiegazione ufficiale è che, così come la Federal Reserve, la
Banca del Giappone professa di credere nella curva di Phillips, che
associa la crescita economica all”inflazione. La politica economica
dal lato dell”offerta attuata dall”amministrazione Reagan smentì la
credenza della curva di Phillips che la crescita economica non fosse
coerente con un tasso di inflazione in declino o stabile. Tuttavia,
gli economisti dell”establishment rifiutano di prenderne atto e
proseguono con i dogmi con cui si sentono a loro agio.

Negli Stati Uniti il QE ha causato l”inflazione nei prezzi dei
titoli azionari e obbligazionari laddove la maggior parte della
liquidità offerta è andata verso i mercati finanziari anziché
nelle tasche dei consumatori. C”è più inflazione dei prezzi al
consumo rispetto a quanto riferiscano le misure ufficiali
dell”inflazione, in quanto le misure sono progettate per sottostimare
l”inflazione, risparmiando così denaro per gli adeguamenti al costo
della vita, ma l”effetto principale del QE si è risolto in prezzi
irrealistici dei titoli azionari e obbligazionari.

La speranza della Banca del Giappone è che i prezzi delle
importazioni delle materie prime e dell”energia salgano laddove cadrà
il tasso di cambio dello yen, e che questi maggiori costi saranno
distribuiti sui prezzi al consumo, spingendo verso l”alto
l”inflazione e stimolando la crescita economica. Il Giappone sta
giocando la sua economia in una scommessa basata su una teoria
screditata.

La domanda interessante da porsi è perché mai gli strateghi
finanziari si aspettino che lo yen crolli sotto il QE, ma non si
attendono che il dollaro crolli sotto il QE. Il Giappone è la terza
economia del mondo, e fino a circa un decennio fa stava ottenendo un
successo strepitoso nonostante lo yen aumentasse di valore. Perché
il QE dovrebbe influenzare lo yen in modo diverso dal dollaro?

Forse la risposta sta nella potentissima alleanza tra il governo
USA e il settore bancario/finanziario e sull”obbligo che Washington
impone ai suoi stati vassalli affinché sostengano il dollaro come
valuta di riserva mondiale.

Il Giappone non ha la capacità di neutralizzare le normali forze
economiche. L”abilità di Washington di manipolare i mercati ha
permesso a Washington di mantenere in piedi il suo castello di carte
economico.

L”annuncio della Federal Reserve che il QE è terminato ha
migliorato le prospettive per il dollaro USA. Tuttavia, come ben
chiarisce Nomi Prins, il QE non è finito, ma si è solo trasformato.

Gli acquisti di obbligazioni della Fed hanno lasciato alle grandi
banche 2.600 miliardi di dollari in eccesso di riserve di liquidità
in deposito presso la Fed. Le banche potranno ora utilizzare questo
denaro per acquistare titoli al posto degli acquisti della Fed.
Quando questi soldi si esauriranno, la Fed troverà un motivo per
riavviare il QE. Inoltre, la Fed ha annunciato che intende
reinvestire l”interesse e la redditività derivanti dai suoi 4,5
trilioni di dollari detenuti in strumenti garantiti da ipoteche e
titoli del Tesoro per continuare ad acquistare obbligazioni. È anche
possibile che gli Interest Rate Swaps possano essere
manipolati per mantenere bassi i tassi. Così, nonostante la fine
annunciata del QE, gli acquisti continueranno per sostenere i prezzi
elevati dei titoli, e il prezzo elevato delle obbligazioni continuerà
a incoraggiare gli acquisti di titoli, perpetuando così il castello
di carte.

Come Dave Kranzler ed io (e certo anche altri) abbiamo fatto
notare, un valore stabile o in aumento del tasso di cambio del
dollaro è il fondamento necessario per il castello di carte. Fino a
tre anni fa, il dollaro stava perdendo rapidamente terreno rispetto
all”oro. Da allora le massicce vendite scoperte a corto nel mercato
dei futures dell”oro sono state utilizzate per far scendere il prezzo
dell”oro.

Che i prezzi dei lingotti di oro e argento siano truccati è
evidente. La domanda è alta, e l”offerta è limitata; eppure i
prezzi sono in calo. Il conio degli USA non può tenere il passo con
la domanda di aquile d”argento e ha sospeso le vendite. La zecca
canadese sta razionando la fornitura di foglie d”acero d”argento. La
domanda di oro asiatica, in particolare da parte della Cina, è a
livelli record.

Il terzo trimestre 2014, è stato il 15° trimestre consecutivo di
acquisti netti di oro da parte delle banche centrali. Dave Kranzler
riferisce che negli ultimi otto mesi, 101 tonnellate sono state
drenate dal GLD, il che indica che c”è una carenza d”oro per la
consegna agli acquirenti fisici. Il prezzo in declino dei futures,
che è stabilito in un mercato di carta in cui i contratti sono
regolati in contanti, non in oro, non è coerente con l”aumento della
domanda e dell”offerta vincolata ed è una chiara indicazione
dell”imbroglio sui prezzi da parte delle autorità.

Il grado di estensione della corruzione finanziaria che coinvolge
la collusione tra le mega-banche e le autorità finanziarie è
insondabile. Il sistema finanziario occidentale è un castello di
carte appoggiato sulla corruzione.

Il castello di carte è rimasto in piedi più a lungo di quanto
credessi possibile. Può stare in piedi per sempre o ci sono così
tante giunture marce che il combinarsi simultaneo di alcuni cedimenti
arriverà a sopraffare la manipolazione e porterà a un crollo
massiccio? Il tempo ce lo dirà.

Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente
quelle dell”autore e non riflettono la posizione ufficiale di
Sputnik né quella di Megachip
.

Traduzione per Megachip a cura di Matzu Yagi.

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