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Una lettrice scrive a Giulietto Chiesa in merito alle ultime vicende professionali di Michele Santoro, e sottolinea i limiti di quel modello di giornalismo, inserito nel firmamento delle star televisive.
Giulietto Chiesa risponde analizzando le opportunità politiche di rottura dello schema dell”informazione che sorgono con il caso Santoro, da valutare senza sconti ma con apertura.
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Ho visto poco fa la trasmissione su Santoro trasmessa da La7. Le volevo porre una domanda, dato che la considero un giornalista corretto, informato, combattivo uno insomma di cui ci si può fidare, non capisco come mai lei difenda Santoro. Riguardo al personaggio, secondo me l”ultima trasmissione coraggiosa fu quella da Belgrado, poi è finito tutto. E” vero c”è stato l”Editto Bulgaro, ma quando è tornato in RAI, dopo la pausa come parlamentare europeo, le sue trasmissioni non hanno certo brillato. La controinformazione, secondo me, non si fa solo parlando male di Berlusconi.
Lei ha mai visto durante le puntate di anno zero, qualcuno diverso dai soliti noti?
Quando si è parlato di economia, ad esempio, gli invitati erano sempre gli stessi mai nessuno che ponesse domande diverse, quelle per intenderci che si trovano tutti i giorni in rete. Una volta ha invitato Eugenio Benetazzo, persona conosciuta in rete, di cui personalemente non condivido sempre tutto quello che dice, lo ha fatto parlare 5 minuti al termine del programma. Trattare così una persona mi sembra veramente scorretto, tanto vale allora non invitarlo.
Per quanto riguarda Raiperunanotte: non ho visto tutto, ma mi chiedo, in tre ore si poteva parlare di tante cose in modo diverso da come vengono poste in televisione: inceneritori, rifiuti, 11 settembre, banche e crisi economica, Palestina, Afghanistan, Iraq. Invece si è preferito invitare i comici, per carità divertenti, per parlare male di Berlusconi. Secondo me per sconfiggerlo occore dire finalmente la verità sul mondo che ci circonda. Se fai satira sul Presidente del Consiglio non cambia niente, perchè quelli che lo votano pensano che sia il solito attacco e quelli che non lo sopportano sanno benissimo di che pasta è fatto, quindi non aggiungi altro.
Saluti,
Fiorella Ciampa – Terni
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Cara Fiorella,
lei fa osservazioni tutte giustissime, che condivido, dalla prima all”ultima, circa il talk show di Santoro.
Santoro è interamente all”interno del “sistema” manipolatorio e divistico della televisione italiana. E Santoro cura i propri interessi personali, di star televisiva, in primo luogo.
Peggio ancora, se lei vuole, Santoro ha gestito la sua posizione in RAI mantenendo un sistema di alleanze complesso e articolato, senza mai staccare la spina del suo rapporto con aree del PD e della sinistra. Il che è naturale. Meno naturale è il fatto che, addirittura, sarebbe pronto, ora, a riprendere Annozero se dal PD gli venisse offerto un appoggio strategico.
Tutto questo non mi scandalizza, ma non mi piace.
Ciò detto occore tenere conto, realisticamente, che Santoro è oggi considerato da una parte cospicua del pubblico televisivo, come l”eroe che ha difeso la libertà d”informazione e che ha dato sfogo alla protesta della gente contro il regime. E che ha dato non poco fastidio anche a quella parte del regime che viene considerata di sinistra. Il che è comunque vero, perchè è stato attorno a lui che si è coagulata una parte importante della protesta civile in Italia. Disconoscergli questo merito oggettivo sarebbe ingiusto.
Infine: io penso che ogni operazione di rottura con l”attuale vergogna radiotelevisiva debba passare anche attraverso alcuni dei “divi” della protesta. Il pubblico che è stato “formato” in questi ultimi due decenni, è plasmato su determinati stereotipi. E quando Santoro dice che lui la televisione la conosce bene, dice il vero. Lui sa di essere uno di quei stereotipi e di essere insostituibile in quanto tale, anche per chi, come me, quegli stereotipi vuole cambiare.
La prova della mia differenza da Santoro la si ricava dalla constatazione che Santoro non mi ha mai invitato a una delle sue trasmissioni. La ragione è semplice: io non faccio parte del suo teatrino. Ma io penso che Santoro sia essenziale per una operazione politica di rottura dello schema che anche lei descrive.
Non so se ne sarà capace. Per essere franco, ne dubito. Ma io ragiono in termini politici e non sentimentali e emotivi.
Di Santoro, anche di questo Santoro, noi abbiamo bisogno. E a questo dobbiamo sospingerlo. L”ho detto in trasmissione e l”ho scritto.
Nella confusione del dibattito televisivo al quale ho partecipato, sapevo fin dall”inizio che avrei dovuto distinguermi dal tentativo, evidente, di sputtanare Santoro, punto e basta.
Io mi ero riproposto di distinguemi e di smarcarmi da quel tentativo. Se ci sono riuscito, non so. Ma questa era la mia intenzione.
Cordiali saluti
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