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Terre rare e rapporti russo-cinesi

Oltre a energia e nuova via della seta, le terre rare possono costituire, per ragioni economiche, politiche e militari, il terzo legame stategico fra Cina e Russia. [A. Giannuli]

Terre rare e rapporti russo-cinesi
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7 Agosto 2014 - 08.30


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di Aldo Giannuli.

E” in distribuzione nelle edicole ed in libreria il nuovo numero di Limes,
il cui titolo questo numero è “Cina, Russia, Germania unite da Obama”.
All’interno, per chi fosse interessato, potrete trovare anche un mio
saggio intitolato “Terre rare e rapporti russo-cinesi”, di cui vi
propongo di seguito una breve anticipazione. Il sommario del numero,
l’editoriale video del Direttore Lucio Caracciolo, qualche carta e le
prime pagine di alcuni articoli sono consultabili sul sito della rivista, che ringrazio per l’ospitalità. Buona lettura!

Terre rare e rapporti russo-cinesi.

Nel 1986, Deng Xiaoping, varando il
“programma 863”, mirato a conquistare il controllo del mercato del
settore dichiarò: “I paesi arabi hanno il petrolio, la Cina ha le terre
rare”. Esse sono i «diciassette elementi
rari»: ittrio, scandio e i quindici appartenenti alla famiglia dei
lantanoidi che perciò chiameremo i “15+2”; hanno la caratteristica di
esercitare un magnetismo resistente anche alle alte temperature. Sono
indispensabili per la produzione di hard disk, satelliti, laser,
macchine fotografiche digitali, pale eoliche, lampade fluorescenti,
motori elettrici ibridi, telefoni cellulari, proiettili teleguidati,
radar di nuova generazione e moltissime altre merci, anche di interesse
militare.

Per la verità, questi elementi non sono
così “rari” quanto il nome farebbe supporre: si stima che le riserve
mondiali siano di  99.000.000 di tonn: pur raddoppiando il consumo
previsto per i prossimi anni, ce ne sarebbe per circa 4 secoli. Ma, la
loro estrazione e trattamento richiede tecnologie costose, perché questi
elementi non si trovano in natura allo stato puro ed occorre raffinarli
e ossidarli, per cui, dato che una buona parte di essi si trova in
giacimenti a bassa concentrazione, non è economicamente conveniente
estrarli.

[…]

La Cina è il paese con la maggiore
riserva di metalli rari (fra il 35 ed il 45%) e, dal 1986, ha profuso il
massimo sforzo per sostenere la ricerca tecnologica nel settore.
Sfruttando le importanti economie di scala, essa è riuscita ad
ottimizzare la filiera in modo da offrire prezzi che hanno  eliminato 
tutti i concorrenti.

[…]

Certamente, la Russia detiene le
maggiori riserve dopo la Cina. Sembra che si tratti del 20% delle
riserve mondiali conosciute, ma ci sono state nuove scoperte nella
regione di Murmansk e nella penisola di Kola. Inoltre, mentre i
giacimenti sudafricani, australiani, indiani e brasiliani non assicurano
il rifornimento dell’intera gamma dei “15+2”, è praticamente certo che i
giacimenti russi sarebbero in grado di fornire tutta l’intera serie.

[…]

Che la Russia abbia tutto l’interesse a
valorizzare queste sue risorse è fuori discussione: in primo luogo per
differenziare la sua offerta sul mercato mondiale, ma anche per tutelare
i suoi interessi militari. E, in effetti, la caduta dell’offerta cinese
(di cui si parla ampiamente nella ampia parte di saggio non pubblicata
sul sito ma presente nel volume in distribuzione) ha aperto un varco
alla Russia per entrare nel mercato delle terre rare. E l’iniziativa è
venuta dal gruppo Ist, di Aleksandr Nesis, che ha costituito una
joint-venture con la società statale Rostekh, e ad un grande fondo
d’investimento: un miliardo di dollari, da stanziare entro il 2018, per
avviare lo sfruttamento di un territorio di circa 250 Km quadrati in
Yacuzia da quale si spera di ricavare 154 milioni di tonnellate di
elementi come l’ ittrio, il niobio, lo scandio ed il terbio21.
L’impianto dovrebbe essere terminato entro il 2017, per entrare  a pieno
regime soltanto nell’anno successivo.

[…]

Ma, quel che più conta, è che la
prospettiva di porsi come concorrente dei cinesi è messa fortemente in
discussione dall’evolvere della situazione politica dopo la crisi
ucraina. E’ noto che gli americani hanno sempre visto con sfavore la
dipendenza della Ue dalla Russia per le forniture di gas ed hanno
costantemente operato per il fallimento del progetto Southstream.
Ovviamente, una dipendenza della Ue dalla Russia anche per le terre rare
farebbe pendere la bilancia verso est, una prospettiva che gli
americani considerano con orrore. Pertanto, se gli Usa avessero successo
nell’imporre la politica delle sanzioni verso Mosca, questo non
riguarderebbe solo il gas, ma, ovviamente, anche le terre rare. In ogni
caso, Mosca non può guardare alla Ue come un mercato affidabile. Ma,
senza lo sbocco Ue resterebbe il solo Giappone: troppo poco per
sostenere una ipotesi concorrenziale con la Cina. Vice versa, inizia a
profilarsi la convenienza di una collaborazione di cartello con Pechino,
seguendo la strada inaugurata dall’accordo sull’energia del 20 maggio
scorso. Russia e Cina (che sono già collegate dal “patto di Shanghai”),
insieme, rappresentano circa il 60% delle riserve disponibili e possono
praticare prezzi impossibili ad altri; sarebbero un cartello
imbattibile, che detterebbe i prezzi mondiali. In secondo luogo, la
Russia potrebbe ricavare le tecnologie necessarie per avviare uno
sfruttamento economicamente conveniente delle sue risorse.

[…]

Anche la Cina, peraltro, avrebbe la sua
convenienza: il cartello con la Russia eliminerebbe l’unica vera
alternativa al suo monopolio, inoltre favorirebbe tanto la realizzazione
di quella “via della seta” vagheggiata da quasi un ventennio, quanto
l’aggancio diretto alla Germania, nella speranza di un suo distacco dal
carro euro-americano o, quantomeno, di un affievolimento di quel legame.

[…]

Ma, più importante ancora, ci sarebbe
una convenienza militare, di cui si è parlato pochissimo in questi anni:
la produzione di laser e droni di nuova generazione ma, soprattutto, la
questione delle armi ad energia diretta, di cui approfondisco i
contenuti nel saggio pubblicato sul numero in edicola.

[…]

E, dunque, accanto alla partita
energetica ed al progetto di una nuova via della seta, le terre rare
possono costituire, per ragioni tanto economiche quanto politiche e
militari, il terzo legame stategico fra Cina e Russia.

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