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Sanzioni indigeste

L’evidenza è più forte di ogni propaganda. La visita in Italia di Putin mostra quanto la linea USA delle sanzioni anti-Russia sia impopolare in Europa. [Giulietto Chiesa]

Sanzioni indigeste
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11 Giugno 2015 - 21.52


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di Giulietto Chiesa.

L’evidenza è più
forte di ogni propaganda. La visita in Italia di Vladimir Putin ha
mostrato quanto la linea americana delle sanzioni contro la Russia sia
impopolare in Europa.

Il
presidente Russo è passato â€” si può dire â€” in mezzo a un”ondata di
simpatia e di stima che contrastava palesemente con le posizioni del G-7
appena concluso in Germania.

E l”irritazione di Washington è stata
immediatamente percepibile attraverso un comunicato ufficiale che
ribadiva seccamente gl”impegni (sulle sanzioni da mantenere e, se
possibile, accentuare contro la Russia) appena assunti, il giorno prima,
dal premier Matteo Renzi in mezzo alle Alpi bavaresi.


In Italia il presidente Russo è passato – si può dire – in mezzo a un’ondata di simpatia e di stima

Tutti gl”incontri, milanesi e romani, del presidente russo sono stati
caratterizzati da questa atmosfera di simpatia e  dal desiderio di
riprendere i contatti, politici, economici, culturali.


Va detto che Renzi ha mostrato una notevole disinvoltura e perfino
qualche civetteria da politico di razza. Perfino quando â€” “minacciando
scherzosamente Putin sulle ambizioni italiane al Mondiale di calcio
2018 â€” ha fatto capire che l”Italia non  appoggerà decisioni “americane”
circa un eventuale cancellazione da parte delle FIFA, del già assegnato
mondiale a Mosca.

Per non parlare del coro di richieste di cancellare le sanzioni,
visto e ascoltato dai rappresentanti del mondo industriale e bancario,
dalla Confindustria, dalle stesse forze politiche. Berlusconi â€” ultimo
ad essere incontrato da Putin, in aeroporto, prima della partenza â€” ha
annunciato un”iniziativa parlamentare di Forza Italia in tal senso. Ma
si può dire che il consenso su questo punto è stato unanime.

Insomma, dopo un anno di violentissime
polemiche antirusse, il coro â€” perfino quello di stampa e televisione
italiane â€” si è trasformato in una specie di inno alla “tradizione di
buoni rapporti” che si vorrebbe ripristinare.

Si vorrebbe, ma non si può. Perché la pressione di Washington si va 
trasformando in una vera e propria isteria. Nessuno â€” o molto pochi,
in Europa â€” crede più alla favoletta per gonzi dell”aggressione” russa
all”Ucraina. Renzi ha lasciato cadere, senza nemmeno nominarla, la
questione della Crimea. Minsk-2 è il punto di riferimento per l”Italia. E
in Minsk-2 la Crimea non è menzionata.

Dunque si vedrà, da qui al 25 giugno, data del
Summit Europeo, se Washington riuscirà a tenere intatto il fronte
europeo, appena ricompattato e già in forse dopo Roma, oppure se si
troverà di fronte ad altre defezioni, più o meno pronunciate, di Francia
e Germania. La signora Merkel ha abbracciato il Barack Obama che
negozia con Teheran, anche se poi si è trovata di fronte anche l”altro
Obama, che sposa le tesi oltranziste sulla crisi ucraina.


Il G-7 rifiuta Putin come interlocutore. Il Papa di Roma lo riceve in casa propria.

Ma il  viaggio di Putin in Italia ha avuto un effetto ancora più
eclatante con l”invito del Papa. Le parole diplomatiche che hanno
accompagnato l”incontro in Vaticano â€” pur positive a calorose â€” valgono
meno della evidenza palmare che hanno mostrato all”opinione pubblica
europea e occidentale. L”incontro in Vaticano ha dimostrato  â€”
semplicemente quanto platealmente â€” che Francesco si è voluto “smarcare”
(termine calcistico ma molto appropriato) dal coro delle nazioni
occidentali. Il G-7 rifiuta Putin come interlocutore. Il Papa di Roma lo
riceve in casa propria. Cosa significhi tutto ciò non ha bisogno di
molte spiegazioni. Francesco ha scelto di dialogare con i sei miliardi 
di persone, e con i loro governi, che non sono parte dell”Occidente. Il
dialogo con la Russia è parte integrante di questa nuova linea della
Chiesa Cattolica, Apostolica Romana. Dove l”accento va messo
sull”aggettivo “apostolica”. Cioè evangelizzatrice. Su questo piano non
cӏ spazio (o ce nӏ sempre meno) per le ambizioni imperiali degli Stati
Uniti d”America.

Fonte:  http://it.sputniknews.com/politica/20150611/541627.html.


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