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11 settembre, diciannove fantasmi

'L''inchiesta ''ufficiale'' sll''11/9 fu fatta senza sottoporre i testimoni al giuramento. Che in USA è arma potente per ''costringere'' a dire la verità. [Giulietto Chiesa]'

11 settembre, diciannove fantasmi
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20 Aprile 2015 - 18.00


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di Giulietto Chiesa.

Dopo avere recensito in due riprese [QUI ee QUI] il libro di Graeme Mcqueen
pensavo di prendermi una pausa cambiando argomento. E annuncio che lo
farò a breve. Ma non vorrei abbandonare la discussione di fronte a
domande così “inquietanti” come quelle che alcuni lettori mi lanciano in
tono di sfida. Invitandomi a rispondere nel merito. Lo farò tra poco.
Non senza rilevare, a uso e consumo dei lettori davvero interessati, che
sono davvero  colpito dal fatto che moltissimi commenti, su determinati
temi come quelli di cui qui trattiamo, non entrano nemmeno nel merito
di quello che ho scritto, sebbene nei due casi affrontati dai miei
ultimi due post, è evidente che si tratta di cose nuove,
non ancora note né al grande pubblico, e nemmeno a quelli che si sono
già cimentati su queste questioni. Mi sarei infatti aspettato una
discussione, magari anche rovente, sulla stranissima storia dei
“dirottatori”, nelle immediate vicinanze della vicenda antrace, in Florida, e nelle immediatissime vicinanze dei 120 agenti segreti israeliani travestiti da studenti di arte. Invece niente di niente.

Ma lasciamo stare questo aspetto, che conferma come il web sia davvero un “posto speciale”.

Rispondo invece ad alcune delle storiche domande “nel merito”.

Dire che la presenza dei diciannove “dirottatori” a bordo dei quattro aerei
è esaurientemente documentata – tanto meno “certificata” – cozza con
decine di elementi di fatto. Io, piuttosto che affermare che le due
compagnie aeree (che diedero le liste dei passeggeri, in diverse
edizioni, per altro) furono “complici del complotto”, direi che solo una
ingenuità spropositata può far ritenere veritieri quei
documenti. Entrambe le compagnie sono state sicuramente oggetto di
fortissime pressioni perché emettessero quei documenti. Lo prova il
fatto che, appunto, diedero elenchi diversi, in diversi momenti delle
cosiddette indagini. Noi italiani sappiamo come si fanno certe indagini.
Lo sappiamo per esperienza. Se ancora non si sa come e dove fu
assassinato,  quaranta anni dopo, Aldo Moro, è perché i depistaggi
nei corpi dello stato, polizia, servizi segreti, servizi esteri, sono
stati potentissimi. E protagonisti dei depistaggi furono non i servizi
segreti dell’Islanda, ma la Cia. La strana inchiesta “ufficiale”, cioè
il “9/11 Commission Report” fu fatta senza sottoporre i testimoni al giuramento. Che in America è arma potente per “costringere” a dire la verità. Neanche Bush e Cheney testimoniarono mai di fronte a un tribunale e sotto vincolo di giuramento. Tutta quell’inchiesta è invalida
da un punto di vista formale, poiché le “verifiche” furono fatte tutte
(senza eccezione alcuna) da organismi dipendenti dal potere esecutivo.
Il Nist (National Institute for Standards and Technologies), ad esempio,
quello che alla fine dei conti ha dato quattro diverse versioni del
crollo dell’edificio N.7 del Wtc, era un’istituzione governativa,
sottoposta a pressioni evidenti del “datore di lavoro”. Non c’è mai
stata una controprova al di sopra di ogni sospetto. Le controprove, per quanto fu possibile, le hanno fatte i contestatori della versione ufficiale, definiti complottisti.

Lo stesso “9/11 Commission Report” ha una credibilità pari a zero,
se si tiene conto che in tutto il rapporto non viene fatto nessun cenno
al crollo della terza torre, appunto il Wtc 7. Aveva il compito di
indagare, e non “si accorse” che le torri crollate erano tre. Dunque credere alle liste presentate dalle due compagnie aeree, in quelle condizioni, è cosa ridicola. Non c’è alcuna certificazione indipendente di quei documenti. Bisogna credere sulla parola all’Fbi. Questione di fede.
Che, per gli adepti  del Cicap, è cosa ben strana. Certo, io non ho
prove, non so dove e come quei funzionari furono coartati. Posso
soltanto dire che so come si fanno queste cose e che chi ha il potere di
farlo lo ha sempre fatto.

Seconda domanda. “Se i 19 non erano a bordo, chi fu a
dirottare materialmente quei voli? Ci sono documenti in abbondanza, che
certificano che la società Raitheon effettuò in quegli
anni, prima dell’11/9, decine di esperimenti di pilotaggio da terra di
aerei passeggeri di grandi dimensioni, senza equipaggio a bordo. Questa
non è un’ipotesi. I droni esistevano già nel 2001.
Mettere fuori combattimento un equipaggio in una frazione di secondo è
possibile con un dispositivo a distanza che spezza una fialetta di gas
mortale. E’ solo un’ipotesi, ma, per esempio, spiegherebbe benissimo
come mai nessuno degli otto piloti sia riuscito a digitare quattro sole lettere del codice di dirottamento
prima di morire. Ma ci sono numerose altre circostanze che l’indagine
ufficiale non prese nemmeno in considerazione. Rimando qui non solo al
film “Zero”, in cui ne parlammo, ma soprattutto al film , molto
più completo e esauriente, di Massimo Mazzucco sulla “seconda Pearl
Harbor”. Infine basta andare sul sito Consensus911.org
per trovare in abbondanza risposte a queste domande. Certo sono in molti
casi delle ipotesi. Ma in molti altri sono prove della falsificazione
intenzionale dei dati. Noi non eravamo, per fortuna, su quegli aerei, e
non siamo noi che abbiamo fatto le, per altro ridicole, indagini della
commissione ufficiale. Quindi anche noi usiamo il “rasoio di Occam”, ma non per farci la barba.

Quanto alla “fine che fecero” i dirottatori presunti
(se non fossero stati a bordo), proprio nei film citati (e in molti
altri decisivi documentari prodotti in questi anni, per esempio “Loose Change”), si citano (e si mostrano) le diverse testimonianze
di “dirottatori” vivi e vegeti dopo l’11 settembre. Sono dispacci di
agenzia delle fonti del mainstream, evidentemente sfuggiti ai controlli,
che apparvero nei giorni e settimane immediatamente successivi
all’attentato. Di persone, con quei nomi e cognomi, che dichiaravano di
essere vive. Se non vado errato (non ho tempo di andare a controllare,
ma lo può fare chiunque) furono sei. Tra le altre cose che riportammo
nel film “Zero” ci fu la clamorosa dichiarazione del padre di Mohammed Atta, dal Cairo, che disse di avere ricevuto una telefonata dal figlio qualche giorno dopo la sua “morte”
nello schianto di una delle due torri. Poi quelle informazioni
sparirono dalla vista. Nessun giornale andò a verificarle. Magari solo
per scoprire che quelle persone avevano subito il furto dei loro
documenti? E, in ogni caso, come mai non risulta nessuno sforzo della
Commissione Speciale per andare a fare delle verifiche?

Per cui non sappiamo che fine hanno fatto quelli che commisero
l’imprudenza di “rivelarsi”. Ma, anche qui, chi è l’ingenuo che pensa
che i diciannove presunti dirottatori siano rimasti in vita, per
raccontarlo, più di una decina di giorni? Certo, io una testimonianza
“verificabile” di quelle liquidazioni non ce l’ho. E chi potrebbe averla?
Lo vengono a raccontare a me in quale colonna sono stati cementificati?
O da quale coccodrillo sono stati digeriti? Ma il problema è proprio
questo: io avanzo dubbi perché solo questo posso fare. L’onere della
prova sta in quelli che fecero delle affermazioni senza mai neppure
tentare di “verificarle”. Dunque credergli è questione di fede.

Infine: io non ho nessuna intenzione di perdere tempo a “contattare”
la United Airlines e la American Airlines. Perché sarebbe, appunto, una
comica perdita di tempo. Solo uno sciocco può pensare di ottenere
risposte credibili da chi ha probabilmente mentito, sempre che sia ancora vivo. A meno di poterlo interrogare in un processo regolare. Ma di processi ce ne fu uno solo, a distanza di otto anni. Contro Moussaoui. E chiamarlo “regolare” è un’offesa alla giurisprudenza mondiale. Come lo furono  le  inchieste sull’assassinio dei due fratelli Kennedy.

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/20/11-settembre-diciannove-fantasmi-terza-parte/1605256/.

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