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Renzi: nemico pubblico numero uno

'«Non c''è più nessun alibi per coloro che continuano a dare credito a Renzi. Il suo verso è autoritario e profondamente reazionario». [Sergio Bellavita]'

Renzi: nemico pubblico numero uno
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26 Agosto 2014 - 15.00


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di Sergio Bellavita

Il quotidiano “la Repubblica” di oggi pone grande enfasi alle anticipazioni della ministra Stefania Giannini sul merito della tanta sbandierata “rivoluzione” Renziana della scuola. Non è ovviamente un caso che la ministra abbia scelto la platea di CL a Rimini per rivelare la logica di fondo del provvedimento di legge. Abbattere ogni steccato ideologico nel rapporto tra privato e pubblico e nel trattamento degli insegnanti. Non sono ancora noti i dettagli ma queste anticipazioni danno pienamente il senso dell”operazione.

Siamo di fronte al tentativo, in totale continuità con le politiche dei governi precedenti, di smantellare la scuola pubblica a favore di quella privata, arrivando anche qui alla riscrittura della Costituzione per detassare le rette versate alle scuole private e all”ingresso degli sponsor privati.

A ciò si aggiunge il tentativo di sottrarre il corpo docente alla contrattazione collettiva stabilendo una differenziazione economica legata al presunto merito e capacità del singolo o della singola, sarebbe a questo proposito molto interessante capire chi dovrà valutare, i presidi? Ne più ne meno di quello che le imprese private esercitano attraverso la pratica dei superminimi [i]ad personam[/i], e tutti sanno quanto la fedeltà al padrone e all”impresa sia il requisito principale per ottenerli.

Se si considera che i minimi salariali sono bloccati da anni, diviene subito chiaro che si vuole stabilire il principio, tanto caro al padronato nostrano più retrivo e totalmente in linea con il documento di Confindustria di giugno, che è finita la stagione del salario a tutti, elargito collettivamente. Anche quando, come nel caso della scuola, si parla di recupero del potere d”acquisto. Così il buon Renzi, userà le risorse risparmiate sulla pelle dei lavoratori per una politica salariale discriminatoria e antisindacale.

Il dato più inquietante, e su cui si misura davvero la furia questa si ideologica del governo, è la cancellazione delle supplenze. Che fine faranno gli oltre 400 mila precari della scuola? Una parte, dice la ministra (bontà sua!!), verrà stabilizzata forse, e gli altri?

Non c”è più nessun alibi per coloro che continuano a dare credito a Renzi. Il suo verso è autoritario e profondamente reazionario. La riforma della costituzione con la cancellazione del senato è, insieme alla nuova legge elettorale, la liquidazione della fragile democrazia formale su cui si è poggiato il paese dal dopoguerra ad oggi.

Il Jobs act, il nuovo attacco a ciò che resta dell”art.18,la riforma della pubblica amministrazione che entra in vigore dal primo di settembre e quella della annunciata scuola sono parte integrante di un disegno di restaurazione che sta riscrivendo l”assetto politico, costituzionale e sociale del paese.

Questo disegno va combattuto, questo governo va combattuto. Renzi è il nemico pubblico numero uno. La mobilitazione che dobbiamo costruire quest”autunno su questo punto non può fare sconti.

Siamo in totale dissenso con le dichiarazioni di Landini rispetto al governo Renzi. Per due ragioni.

La prima è che la strada dell”opposizione sociale è l”unica possibile per impedire che quel disegno si compia. Non c”è operazione di palazzo, del parlamento o tanto meno possiamo affidarci all”austerità espansiva dei banchieri riuniti a Jackson Hole, sulla terra rubata ai Sioux.

Il bilancio del governo Renzi è negativo come è clamorosamente emerso quest”estate dagli indicatori economici. Siamo nuovamente in recessione con tutto quello che ciò comporta per la condizione delle classi popolari. C”è quindi un”esigenza straordinaria di ripresa della mobilitazione generale del mondo del lavoro, su salario, occupazione e contro le politiche d”austerità. E per ricostruire l”opposizione non si può certo chiedere di manifestare a sostegno del governo.

In secondo luogo Renzi, come è evidente a tutti, considera il sindacato non molto di più di un cimelio del novecento, aiutato parecchio dalla totale assenza e inutilità di questo modo di fare sindacato nella condizione delle persone. I toni sprezzanti con cui il presidente del consiglio ha liquidato le dichiarazioni di dirigenti sindacali della Cgil che minacciavano un autunno caldo, rispetto all”ipotesi di prelievo forzoso sulle pensioni, sono inquietanti e sconcertanti.

Non era mai accaduto nella storia della repubblica che un presidente del consiglio arrivasse a tanto. Renzi non vuole liquidare la gerontocrazia sindacale, le burocrazie, le rendite di posizione, vuole liquidare il sindacato punto, Fiom compresa. Non ci può essere alcuna ambiguità nei confronti di Renzi e della sua svolta autoritaria. Quanto basta per lo sciopero generale della Cgil che dobbiamo chiedere con forza.

Crediamo che si debba costruire un fronte ampio e plurale che va dal sindacalismo conflittuale ai movimenti sociali per uno sciopero generale questo si “non convenzionale”, non di testimonianza, ne sporadico ne canonico. Costruito nelle sua rivendicazioni dai luoghi di lavoro e non lavoro, capace di unificare e dare obbiettivi concreti. Questa è la vera sfida che abbiamo davanti a noi. Questo è il terreno su cui vogliamo misurarci.

(26 agosto 2014)

*Sergio Bellavita, portavoce nazionale Il sindacato è un”altra cosa.

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