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Adra: il massacro sotto la neve

'All''alba dell''11.12.2013, la città industriale di Adra, a 40 km da Damasco, è stata vittima di un tremendo massacro. L''azione delle milizie straniere [sibialiria.org]'

Adra: il massacro sotto la neve
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20 Dicembre 2013 - 23.33


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di Pierangela Zanzottera.

All”alba dell”11 dicembre 2013, la città industriale di Adra, che si
trova a 40 km a nordest della capitale siriana, è stata vittima di un
tremendo massacro.

La cittadina, che vanta una popolazione di oltre 100mila abitanti e
ospita 600 impianti di produzione industriali e silos di grano, fa parte
della provincia Ghouta (la stessa resa celebre dai presunti attacchi
chimici contro il popolo siriano nell”agosto scorso).

Il 2 maggio scorso, Ziad Badour, direttore di Adra Industrial City,
aveva dichiarato alla Sirian Arab News Agency (SANA), che più di 48.000
opportunità di lavoro vi erano in quella regione e che si ospitavano sia
lavoratori provenienti da diverse parti del paese sia profughi interni
da Douma, Yabroud, Harasta, Nabek, ma anche da Aleppo, Homs e Idleb
terrorizzati dai mercenari stranieri. A questo scopo, il governo siriano
veva anche costruito 1.200 unità abitative per gli oltre 100.000
sfollati, in Adra.

Tra le persone riallocate però pare figurassero anche 500 cellule
dormienti, poi unitesi alle bande che hanno invaso la cittadina.

Adra si è trasformata da zona di speranza ad area tragicamente occupata.

Secondo il quotidiano libanese al-Akhbar “molti elementi di al-Dhamir
arrivati nella città industriale di Adra alle 4:00 del mattino … Hanno
chiesto ai suoi abitanti di scendere nel loro rifugio e hanno preso in
ostaggio circa 200 di loro, scelti in base a criteri comunitari,
assassinandone un certo numero…”.

Tra i luoghi presi di mira figurano la stazione di polizia, dove sono
state assassinate tutte le persone presenti nell”edificio, la clinica
pubblica
, in cui è stato decapitato un infermiere considerato “shabbiha”
in quanto dipendente pubblico, e il forno centrale, dove sono stati
saccheggiati tonnellate di farina e arse vive almeno 11 persone.

La testa mozzata dell”infermiere è stata appesa su un albero nel
mercato. Ben presto, diverse altre teste mozzate si sono unite alla sua,
su quell”albero
.

Le bande jihadiste hanno, inoltre, dato fuoco alle abitazioni dei
funzionari pubblici
, come raccontano diverse testimonianze raccolte dal
sito di opposizione SyriaTruth: “Ci siamo svegliati al grido di Allahu
Akbar, con fuoco intenso e bandiere nere dell”Esercito dell”Islam e di
Jabhat al-Nusra. Alcuni di loro stavano cantando: Siamo venuti per uccidere voi, nassiriani (ovvero alauiti).”

” … Hanno ucciso un dipendente che era di guardia nel dispensario e
appeso la sua testa”, dice uno dei testimoni. Un”altra aggiunge: “Hanno
rapito decine di uomini e radunati in piccole aree degli edifici, li
hanno uccisi aprendo su di loro il fuoco delle mitragliatrici”.

Una terza ha spiegato che per il solo panificio si contano almeno 11
morti, tra cui i 9 dipendenti, diverse donne e “sette ostaggi prelevati
dal forno sono stati uccisi, decapitati e le loro teste appese nel
mercato.”

Nella stazione di polizia, invece, si stimano in tutto circa venti
elementi uccisi. Tutti i corpi sono stati mutilati e bruciati, solo
perché dipendenti pubblici, e, quindi, “shabbiha” – secondo le
definizioni delle bande jihadiste.

Il massacro – continua SyriaTruth – è proseguito per tutto il giorno.

La maggior parte delle vittime è stata assassinata per motivi religiosi
o perché dipendenti pubblici. Se alauiti, cristiani, drusi e membri di
altre minoranze sono stati le principali vittime della strage, tra i
martiri si contano anche 20 sunniti.

Il destino di 200 residenti del complesso residenziale è ancora
sconosciuto, utililizzati per lo più come scudi umani negli attacchi
contro l”esercito arabo siriano intervenuto nelle ore successive su
richiesta degli abitanti per liberare la zona.

Per quanto riguarda gli autori del massacro, si tratterebbe dei
miliziani del Fronte islamico, in particolare dell”Esercito dell”Islam (Jaish el- Islam), sostenuto dall”Arabia Saudita, e di Jabhat al-Nusra,
ma, secondo altri, ci sarebbe anche la mano dello Stato islamico
dell”Iraq e del Levante.

Alcuni rapporti hanno azzardato che la rapida brutalità degli attacchi
in Adra era in realtà una sorta di “vendetta” per le perdite subite
sulle montagne del Qalamoun, ma la complessità dei loro movimenti
notturni smentisce questa semplificazione, esattamente come le
testimonianze raccolte da Russia Today
:

“Avevano le liste dei dipendenti pubblici con loro … Questo significa
che avevano programmato tutto in anticipo e sapevano chi lavorava nelle
agenzie governative. Si sono presentati agli indirizzi che avevano sulla
loro lista costrengendo la gente ad uscire fuori e sottoporli alle
cosiddette prove della Sharia. Penso che le chiamino così. Li hanno condannati a morte per decapitazione.”

Il numero esatto delle vittime non è stato ancora rivelato, per la
semplice ragione che le forze governative procedono lentamente nel loro
contrattacco per non rischiare di colpire i civili utilizzati come scudi
umani dalle bande jihadiste barricate nelle abitazioni.

E” ancora il sito SyriaTruth a diffondere i nomi di 91 civili
assassinati
, 11 dei quali colpiti con oggetti appuntiti. Tra le vittime,
figura anche una bambina di 10 mesi, Rabab Alhaj Ali.

Nei giorni immediatamente successivi al massacro, sono iniziate a
trapelare alcune testimonianze che hanno fatto emergere alcuni dettagli
dell”estrema crudeltà di questo crimine contro la popolazione.

“C”era strage ovunque,” racconta una donna a Russia Today, “Il più
anziano aveva solo 20 anni, è stato macellato. Erano tutti bambini. Li
ho visti con i miei occhi. Hanno ucciso quattordici persone con un
machete. Non so se queste persone fossero alauiti. Non so il motivo per
cui sono stati uccisi. Li hanno afferrati per la testa e li hanno
macellati come agnelli”
.

Anche il medico Mazhar Ibrahim, originario di Tartus, sfuggito dalla
morte, ha raccontato a Breaking News Network:

“Dalle ore precedenti di
quel giorno, ho sentito il crepitio di spari di fronte a casa mia, che
si trova di fronte a una panetteria, poi ho capito che si trattava di
uno scambio di fuoco tra i militanti e le guardie della panetteria …
erano ore difficili … sono scappato con mia moglie e mia figlia Kristin
in un rifugio vicino, dove si sono nascosti decine di residenti.”

“Allora gli uomini armati si sono infiltrati nel rifugio e hanno
iniziato a torturare, uccidere e domandare chi sostiene il “regime” e
lavora con il governo”
, ha proseguito, spiegando che gli jihadisti hanno
tagliato le mani dei dipendenti pubblici, per evitare che potessero
tornare a lavorare e decapitato alcuni di loro, torturandoli davanti
agli occhi dei bambini.

“Dopo tre giorni di orrore nel rifugio”, il medico racconta di aver
avuto l”opportunità di fuggire con la sua famiglia e altre famiglie
verso la strada principale, dove si trovava dell”esercito arabo siriano.

Il medico ha anche descritto le scene orribili cui sono stati costretti
ad assistere: corpi torturati, decapitati, in via di decomposizione,
gettati in tutte le vie.

Gli uomini armati non erano siriani“, spiega la moglie “abbiamo
vissuto giorni terribili, prima che potessimo sfuggire solo con i
vestiti che indossavamo. L”esercito arabo siriano ci ha protetto e ci ha
aiutato a raggiungere una zona sicura.”

Ma tra le storie più tragiche emerse spicca in particolare quella
dell”ingegnere Nizar al-Hassan, morto insieme a moglie e figli nel loro
appartamento, insieme a 8 terroristi di Jabhat al-Nusra.

Dalle ricostruzioni sembra che il padre abbia deciso di martirizzarse
sé e la famiglia con quattro bombe, che aveva trovato vicino al corpo di
un soldato siriano, per sfuggire alle brutalità inimmaginabili
che
sarebbero loro toccate una volta finiti nelle mani delle bande
alqaediste.

Attualmente l”ercito arabo siriano sta lottando per liberare Adra dai 2.500 invasori.

Presto, forse, le teste mozzate verranno rimosse dagli alberi. Ma, per ora, il sangue macchia ancora la neve ad Adra.

Fonte:  http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=2087.
Editing riadattato da Megachip.

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