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di Claudia Romito
Bastano un software di modellazione 3D, materie prime in polvere al
posto dell”inchiostro, e i bit si trasformano in atomi. La terza
rivoluzione industriale è iniziata. In punta dei piedi la stampante 3D
ci sta conducendo verso un futuro che, fino a qualche decennio fa, era
solo fantascienza. Produttore e consumatore non sono mai stati così
vicini. Scarpe, dentiere, armi. Questa nuova tecnologia potrebbe
rivoluzionare il mercato mondiale. Medicina e industria aerospaziale
stanno già sperimentando, ma si aprono nuove prospettive anche per il
crimine organizzato. «A differenza delle stampanti tradizionali lavora
su tre dimensioni, depositando strati di materiale che vanno a fissarsi
uno sull”altro, come si fa con i castelli di sabbia», spiega Giampiero
Mandolini, il titolare della Print3DRoma.
Con l”invenzione della prospettiva la pittura rinascimentale ha scoperto
la terza dimensione, ma era solo un”illusione. Con la stampa in 3D la
profondità diventa reale. «Siamo forse un po” in anticipo sui tempi. La
gente ancora non capisce bene di che si tratta e anche gli architetti,
che dovrebbero comprenderne le straordinarie potenzialità , a volte
restano perplessi», spiega il titolare dello spazio romano.
Una grossa invenzione non è tale se non divide il mondo tra scettici ed
entusiasti, apocalittici e integrati. Cӏ chi parla di terza rivoluzione
industriale, intravedendo anche il rischio per numerosi posti di
lavoro, e chi la ritiene una nuova e benefica alternativa al modello
capitalistico.
Secondo l”Harvard Businness Review, la Cina dovrà rinunciare a essere la
patria mondiale della produzione di massa a basso costo. «L”azienda più
grande che produce stampanti 3D è americana. Loro ci raccontavano che
in questo momento vendono una macchina in Europa e due in Cina, come
rapporto. I cinesi sono molto attenti al discorso, proprio perché sanno
che questo toglierà a loro un po” di lavoro», riferisce Mandolini.
La tecnologia 3D offre molte applicazioni nel campo della medicina, specialmente in quello delle protesi.
Fino ad oggi questa nuova tecnologia si è inserita nei processi
produttivi, senza sovvertirli in maniera drastica, ma indubbiamente
intermediari e assemblatori potrebbero rendersi presto inutili. «Essendo
un mercato nuovo, vedo più la possibilità che vada a creare nuovi posti
di lavoro. Ovviamente sostituiamo qualcuno, ad esempio l”artigiano che
prima il prototipo lo faceva a mano, ma sono pochi rispetto al mondo dei
makers che si disegna e stampa il prodotto e che fino a ieri non aveva
un lavoro vero e proprio», ipotizza il titolare dello spazio di stampa
3D romano.
Il mondo dell”artigianato artistico sembra incuriosito, più che
spaventato, da questa nuova macchina. «Nel campo della bigiotteria, si
potrebbe approfittare di questa novità . La cosa interessante è che
esistono pezzi che sono nella mente dell”artigiano, ma che non riesce a
trovare o a creare. Questa tecnologia potrebbe aiutarmi a realizzare
alcune idee», racconta Ileana Ottini.
Quel che appare chiaro è che si tratta di un settore in forte
espansione. Secondo una recente indagine della Allied Market Research,
il mercato che oggi è stimato intorno ai trentaquattro miliardi di euro
potrebbe arrivare, nel 2020, a un valore di centoventinove miliardi, con
una crescita media del venti percento all”anno. «I produttori che non
adotteranno la stampa 3D potrebbero ritrovarsi in una condizione di
svantaggio economico più rapidamente di quanto pensano», ammonisce la
recente inchiesta sulla tecnologia condotta da CM Research.
Se andarsi a stampare un nuovo paio di scarpe in camera poco prima di
uscire di casa è ancora fantascienza, a livello industriale questo è giÃ
quasi realtà . La Nike sta già utilizzando questa tecnologia, anche se i
materiali che possono essere adoperati sono ancora limitati.
Una stampante 3D è in grado di costruire quasi ogni modello di arma.
Le industrie che hanno intravisto nella stampa 3D il potenziale più alto
sono quella aerospaziale e medica. La Nasa ha recentemente testato un
motore a razzo con un iniettore di combustibile stampato in 3D. Le
attrezzature utilizzate sono decisamente più sofisticate della media e
permettono di stampare non solo componenti in plastica, ma anche in una
lega di Nichel.
Align Technology, che produce protesi dentali trasparenti, ne ha
prodotte diciassette con la stampa 3D solo lo scorso anno, e molte sono
le ricerche e le sperimentazioni in campo medico e sanitario.
C”è un”altra grande industria che potrebbe avvalersi di questa
innovazione, ma che è bene che non lo faccia. È l”industria della
criminalità organizzata. Con la stampante 3D è possibile creare anche
armi e droghe sintetiche, basta avere un progetto e macchinari
sofisticati. Nel 2013 è stata stampata la prima pistola in metallo, ma
era solo una dimostrazione e produrre pistole con il metodo tradizionale
è ancora più rapido ed economico, come si sono affrettati a dichiarare i
responsabili della società americana che l”ha realizzata.
«Tutto è nato da una puntata di Csi in cui c”era una pistola stampata in
3D», racconta Mandolini. «In questo momento, con le tecnologie che
abbiamo noi come Print3DRoma, non si potrebbe fare. Posso fare una
pistola in gesso bellissima, che poggiata su uno scaffale sembra vera.
Potrei farci una rapina, come potrei farla con un”arma giocattolo. Con
altre tecnologie si possono realizzare, ma costerebbero cinquanta volte
di più rispetto ad andarla a comprare in un mercato più o meno bianco o
nero».
Alcune aziende già utilizzano le stampanti 3D per la produzione di modelli su scala industriale.
Anche l”architettura è stata, e forse sarà ulteriormente, sconvolta da
questa innovazione. I progetti tridimensionali in scala sono già una
realtà realizzabile, anche nello spazio romano, ma «ci sono anche dei
folli che stanno cercando di costruire case, ad Amsterdam e in Cina. È
ancora un test. Per il mercato italiano non sarebbe possibile, con tutte
le leggi e le normative che abbiamo».
In Cina, la Winsun New Materials di Shangai ha effettivamente sviluppato
una tecnologia per stampare in 3D abitazioni nel tempo record di
ventiquattro ore e ha da poco completato dieci casette che saranno
adibite ad uffici. Tuttavia si tratta di strutture più simili a
prefabbricati che a veri e propri edifici.
Ileana Ottini, artigiana e miniaturista, da anni crea case di bambola
che sono dei piccoli capolavori di pazienza. «Il fascino della doll
house è che è fatta con legno, porcellana, stoffa. Si ricrea una casa
vera in miniatura. Quindi tu fai le tende, le copertine, addirittura i
lampadari di vetro piombato. Non penso che in questo settore possa
esserci competizione con una stampante. È un lavoro di precisione
straordinario. Lì magari sarà anche più preciso, ma è la macchina che lo
fa. Io credo ancora che il lavoro dell”uomo valga più».
Durante l”ultima campagna elettorale, Beppe Grillo ha acceso i
riflettori su questa tecnologia con esagerazioni volte a sconvolgere il
pubblico di Porta a Porta. «Quello descritto da Grillo secondo me è un
futuro prossimo, ma non è il presente. In questo momento un divano non
lo potresti mai fare, perché è composto di vari materiali e la macchina
non può assemblare materiali diversi da sola», spiega Mandolini.
Forse, il più grande fraintendimento del comico genovese è stata la
mancata distinzione tra comuni cittadini e tecnici specializzati, dotati
di stampanti super sofisticate. Se a livello di grandi industrie, gli
Stati Uniti sono effettivamente molto avanti, la diffusione tra i
cittadini non è ancora al punto descritto dal leader Cinque Stelle.
In un articolo di Alessandro Martorana su “International Business
Times”, il responsabile delle relazioni pubbliche della città di
Milwaukee (in Wisconsin) smentisce che la tecnologia 3D sia diffusa in
tutti i Comuni e prontamente disponibile per i cittadini, definendo
“fantascienza” l”affermazione di Grillo.
L”utilizzo per la produzione di beni di consumo è ancora relegato quasi
esclusivamente al divertimento e alla realizzazione di piccoli oggetti
personalizzati. Attività che non hanno un impatto decisivo sugli stili
di vita e sui modelli di consumo. «Sta nascendo l”idea di stamparsi
pezzi di ricambio, magari il pezzo che si è rotto di un barbecue. A
volte è più semplice stamparlo che ordinarlo, soprattutto se le macchine
sono fuori produzione. Per il resto stampiamo soprattutto prototipi o
gadget», conferma Mandolini.
Le stampanti 3D per i consumatori stanno vendendo rapidamente, ma
rappresentano una quota di mercato di solo il cinque percento. Ancora
poco più di un gioco, del resto anche con l”avvento dei primi personal
computer l”attività ludica era prevalente su quella lavorativa per i non
addetti ai lavori.
Se è vero che «c”è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova
tecnologia diventano per tutti», come sosteneva Henry Ford, siamo ancora
solo agli albori di quella che potrebbe diventare la terza rivoluzione
industriale.
Il panorama aperto da questa nuova tecnologia, tuttavia, è sconfinato, e
arriva fino al paradosso di poter riprodurre un proprio simile,
prerogativa che fino ad oggi distingueva il mondo animale dalle
macchine.
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