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Metafisica economica

In economia, cento falsi fanno un vero? In ontologia certo che no ma l’economia ha una sua “ontologia regionale”. [Pierluigi Fagan]

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28 Febbraio 2018 - 09.12


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di Pierluigi Fagan

In economia, cento falsi fanno un vero? In ontologia certo che no ma l’economia ha una sua “ontologia regionale”. Capita così che un “costruttore di auto pazzo” cinese, passi dai componenti di frigoriferi a produrre auto in Cina, auto simil-Mercedes che gli valsero l’ovvia denuncia sul copyright. Per inciso, quando andai in Cina nel 1990, all’alba del processo di modernizzazione, la mia guida mi spiegava che le principali fabbriche cinesi erano joint venture con i tedeschi e si producevano soprattutto frigoriferi (non avete idea di quanto sia strategico il frigorifero per sviluppare una società dei consumi). Le joint venture obbligavano i tedeschi ad accontentarsi del 49% ed a trasferire tecnologia che diventava così know how cinese. Si potrebbe allora dire che mr Li Shufu, sia proprio uno di quei imprenditori ad aver fatto i primi soldi producendo componentistica per aziende mezze tedesche. I secondi soldi li ha invece fatti costruendo trabiccoli con l’aspetto da auto tedesca ma poiché si trovava in un mercato che da solo ha dieci volte i consumatori della pur ricca Germania, ha fatto davvero un sacco di soldi. Con quei soldi, l’altro giorno, ha rastrellato azioni Daimler sul mercato diventando l’azionista di riferimento. Vendendo molti falsi si è comprato il vero, Platone inorridirebbe (col non essere si fa l’essere, altro che parricidio di Parmenide!).

Se ne deducono una serie di considerazioni. La prima è che noi parliamo astrattamente di mercato ma il mercato è un meta sistema fatto di mercati prevalentemente nazionali e chi ha un mercato di 600 o 800 o 1000 milioni di consumatori non è come chi ha un mercato che ne ha 40. I leader di produzione dei frigoriferi negli anni ‘50/’60, infatti, eravamo noi italiani (o secondi, insomma giù di lì).

La seconda è che i cinesi hanno piani. Se Suning non può comprare neanche un centrocampista meno modesto di Vecino e Gagliardini, Geely può comprare la Mercedes. Si vogliono comprare il migliore per fare la migliore auto elettrica perché lì hanno problemi di inquinamento gravi (nonché problemi di approvvigionamento energetico) e sapendo che ce li abbiamo anche noi, pensano di risolvere il loro problema ed anche il nostro, facendoci ancora più soldi sopra.

Terzo, mr. Li Shufu, ci dice quello che nello specifico mercato automotive si diceva già venti anni fa quando il mio lavoro mi portava ad interessarmi di queste cose: tra pochi anni sopravviveranno solo due o tre marchi mondiali. Concentrazione quindi, dovuta alla concorrenza ed al volume di investimenti che si possono mettere sul piatto. Quindi, sommando le parti, abbiamo che le potenze che domineranno l’economia hanno correlazione con la potenza degli stati da cui originano, quindi stati che domineranno (relativamente) il mondo multipolare. In effetti già lo sapevamo. Se nel ‘600 la prima multinazionale era olandese (VOC), oggi la gran parte sono americane, domani saranno cinesi, indiane indonesiane etc.

Infine, la mano invisibile che ha guidato i tedeschi a creare le condizioni di possibilità per le quali i cinesi hanno fatto i soldi con cui gli stanno oggi comprando la Mercedes, è una proprietà effettiva ma del meta mercato, non dei mercati di questo o quel paese, di questa o quella società. Il mercato ha dato la sua sentenza e la sentenza è che –a parità di condizioni-, vince il più grosso. Per cui: a) facciamo Stati più grossi per partecipare alla festa; b) chiudiamo selettivamente le frontiere per impedire ai grossi di entrarci a casa (ma è una questione di tempo, magari non entreranno a casa ma ovunque noi tentiamo di vendere i nostri prodotti); c) non facciamo né uno né l’altro, laissez faire e nel 99% dei casi umani diventiamo colonizzati dalla megafauna (da colonizzatori a colonizzati, ci sta…) mentre l’1% di noi può investire il suo capitale in borsa per partecipare della crescita della megafauna.

Se tu non sei dell’1%, forse dovresti preoccuparti…

 

Fonte: Pierluigi Fagan

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