di
Marco Travaglio.
Circolano
due balle sesquipedali.
La prima, sostenuta da Corriere , Stampa,
Foglio, Giornale, Libero e avallata dal premier Renzi e
dall’autorevole ministra delle Riforme Maria Elena Boschi,
formatasi su Topolino e Tiramolla, è che da 30 anni
non si fanno le riforme per colpa dei terribili veti imposti dai
“professoroni†Zagrebelsky, Rodotà & C.
La seconda è che il
Senato è un ente inutile, dunque tanto vale abolirlo, anzi
trasformarlo in una bocciofila per il tempo libero di governatori,
sindaci, consiglieri regionali e amichetti ottuagenari del Colle.
Purtroppo
per lorsignori, a smentire entrambe le balle in un colpo solo c’è
la cosiddetta “riforma della custodia cautelareâ€, votata da tutti
i partiti (tranne M5S, FdI e Lega) alla Camera, emendata dal Senato e
ora di nuovo a Montecitorio per l’approvazione definitiva. A
sbugiardare chi dice che da 30 anni non si fanno riforme, c’è il
fatto che questa è la diciannovesima riforma delle manette dal 1990,
cioè dall’entrata in vigore del nuovo Codice di procedura penale.
A smentire chi dice che il Senato non serve, c’è il fatto che –
se fosse già in vigore la riforma Renzusconi – quella legge
sarebbe partita dalla Camera e il Senato avrebbe potuto esprimere
solo un parere consultivo, che la Camera avrebbe potuto ignorare.
Dunque la legge sarebbe già in vigore.
Con
questi bei risultati, illustrati – come riferisce Giovanni Bianconi
sul Corriere – dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone
(non una toga rossa, un fanatico giustizialista, un professorone
conservatore: Pignatone):
“Stanno rendendo impossibile l’arresto,
anche domiciliare, per la corruzione e gli altri reati tipici dei
colletti bianchiâ€,
comprese le bancarotte, le evasioni fiscali
anche di grandi dimensioni, le malversazioni e altre violazioni di
tipo economico. Non solo: dalle porte delle galere spalancate per
lorsignori passeranno indenni anche i delinquenti comuni.
“Il
legislatore – prosegue Pignatone – deve sapere che non si potrÃ
arrestare neppure chi compie delitti di strada, come lo scippo, il
furto, fino alla rapina, a meno che uno non entri in banca col
kalashnikov. Potremo applicare la carcerazione preventiva solo a chi
ha precedenti condanne definitive, forse, ma agli incensurati no. Mi
auguro che il Parlamento ci pensi bene, per non trovarsi costretto a
tornare sui propri passi al prossimo allarme sulle città insicure o
sulla criminalità diffusa che si fatica a contenere. Spero che
deputati e senatori siano consapevoli di quello che stanno facendo,
prima delle prevedibili polemiche in cui ci si chiederà perché un
presunto rapinatore si trovava libero di colpire ancora, anziché in
galeraâ€.
La
porcata, infatti, partorita da menti superiori come la pidina
Ferranti, il ministro Orlando e i loro degni compari forzisti,
prevede tra l’altro la quasi impossibilità di arrestare gli
incensurati (tanto lorsignori, a furia di prescrizioni, delinquono a
manetta, ma sono sempre incensurati) e soprattutto pretende che i
magistrati si trasformino in indovini e in aruspici: quando beccano
uno con le mani nel sacco, possono arrestarlo solo se prevedono che,
alla fine del processo (una decina di anni dopo), verrà condannato
definitivamente a più di 4 anni. Altrimenti niente manette, e
neppure i domiciliari.
Il
sogno di B., che provò infinite volte a esentare all’arresto i
colletti bianchi, dal decreto Biondi dal ‘94 in poi, sta per
avverarsi grazie ai berluscopidini.
A meno che l’appello di
Pignatone non induca la Camera a ripensarci in terza lettura. Oggi,
grazie al bicameralismo regalatoci dai padri costituenti (quelli
veri, non i cialtroni di adesso), il Parlamento può ancora “pensarci
beneâ€: rimediando alla Camera i guai combinati al Senato da una
classe politica dissennata, che per metà non sa quello che fa e per
l’altra metà lo sa benissimo. Con il nuovo Senato e la Camera
signora e padrona delle leggi, invece, cosa fatta capo avrà : i danni
saranno irrimediabili e i cocci saranno tutti nostri. Tanto
lorsignori viaggiano blindati e scortati, e di criminali non ne
incontrano mai. A parte i loro colleghi, si capisce.
Fonte:
Il Fatto Quotidiano,
6 aprile 2014.