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Un italiano su tre

Elezioni politiche 2018. Sulle ceneri del Partito Democratico, suicidatosi con la rivoltella renziana, emergono il successo del Movimento 5 Stelle e quello della Lega. [Pier Francesco De Iulio]

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5 Marzo 2018 - 12.18


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di Pier Francesco De Iulio   

Se alla vigilia delle elezioni qualcuno pensava ancora che la situazione politica nel nostro Paese non fosse a un punto di svolta, ieri il voto degli italiani ha sgombrato il campo da qualsiasi dubbio. Le urne elettorali sanciscono in modo incontrovertibile, prima ancora delle preferenze a questo o quell’altro partito o coalizione, una sola parola d’ordine: cambiamento.

Sulle ceneri del Partito Democratico, suicidatosi con la rivoltella renziana, emergono il successo del Movimento 5 Stelle e quello della Lega. La coalizione di Centrodestra incassa la maggioranza dei voti alla Camera e al Senato ma, al suo interno, Forza Italia perde consensi e anche la leadership, sancendo il fallimento delle rinnovate velleità berlusconiane. La coalizione di Centrosinistra praticamente non esiste più. La Bonino è fuori.  LeU sopravvive appena, aggrappato a pochi decimali sopra il 3%. Le ale estreme, di destra e di sinistra, sono state praticamente sotterrate.

Troppo presto per avanzare ipotesi o probabili compagini di governo. Al Quirinale la macchina organizzativa sta già lavorando affinché il Presidente Mattarella sia in grado, nei prossimi giorni, di poter avviare le consultazioni e poi conferire l’incarico per una nuova legislatura. Resta in ogni caso chiaro che la direttrice sulla quale dal Colle ci si dovrà muovere non potrà prescindere dalla volontà popolare espressa col voto del 4 marzo. E malgrado l’aritmetica della politica ci abbia abituato anche in passato, e forse troppo spesso, a possibili soluzioni “di scopo”, non è francamente pensabile che dal prossimo governo possa tenersi escluso un M5S che ha ricevuto il consenso di un italiano su tre.

Alla sinistra italiana, uscita sonoramente sconfitta da questa tornata elettorale, è ora assegnato il ruolo di costruire una opposizione credibile, in Parlamento e nel Paese. Per farlo dovrà tornare ad interpretare la realtà con strumenti nuovi, partendo da un radicale processo di rinnovamento interno. Ricostruire da cima a fondo la sua classe dirigente e i suoi quadri. Rottamare definitivamente i rottamatori. E non è detto che ci riesca. Forse è già fuori tempo massimo.

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